mercoledì 30 novembre 2022

QUALE FUTURO ATTENDE ISCHIA?


                                 

                                


Una casa nella voragine di Ischia


Si parla sempre meno di Ischia e della tragedia che ha sottoposto il caso dell’isola e della sua fragilità all’attenzione nazionale e ben oltre.

Oggi, 30 novembre, sui giornali lo spazio dedicato alla catastrofe provocata dalla frana riveste un peso decisamente inferiore rispetto a quello dei giorni scorsi. 

Intanto si cercano ancora quattro dispersi e si tenta di mettere in piedi un piano per la messa in sicurezza dei costoni e di tutte quelle realtà che possono rappresentare, se già non lo sono, un’emergenza a tutti gli effetti. 

Il dramma consiste non solo in quei morti, nelle case distrutte, nelle colate di fango che hanno travolto tutto, quanto piuttosto nelle enormi difficoltà di una ripresa dell’intero territorio in condizioni di assoluta sicurezza. Nel ritorno a una normalità effettiva, capace di scongiurare lo spettro della distruzione ad ogni pioggia.

Un’opera immane attende i soccorritori, i Vigili del fuoco (autentici eroi), le squadre di volontari, i tecnici, i progettisti e tutti coloro ai quali quali è demandato il compito di fare delle scelte indispensabili, Regione Campania in prima linea. Per di più urgenti, se si pensa che marzo è normalmente il mese della messa in moto della macchina del turismo e della ricettività, alle porte dell’estate.

Per ora non ci sono ufficialmente degli indagati da parte della Procura. Ma tutto lascia prevedere che ce ne saranno tra gli amministratori, i sindaci e tra gli stessi cittadini. In certi casi questi ultimi autori di pressioni immotivate per costruire una delle tante case al di là e al di fuori delle norme in vigore di garanzia per il territorio e gli abitanti. 

Prima di Ischia ci sono stati altri casi, a cominciare da Sarno, senza escludere la Calabria, la Basilicata, alcune aree del Nord e del Centro.  

Ma Ischia è decisamente un punto di svolta, una pietra miliare che nessuno, assolutamente nessuno, potrà essere in grado di ignorare o, peggio, di considerare con la stessa  superficialità e inadeguatezza all’origine del disastro.   

sabato 26 novembre 2022

LAVORATORI FORESTALI IN DIFESA DELL'AMBIENTE


                             


 Lavoratori forestali

Nella stagione estiva ormai alle spalle Terranova di Pollino, uno dei centri più in vista del Parco nazionale, ha fatto registrare un primato per capacità di affrontare il nodo del lavoro di migliaia di forestali impegnati nei boschi e nelle valli della Basilicata. 

Il gruppo di Terranova, proveniente per buona parte dall’Ente Parco, ha elaborato una sorta di dibattito sugli scenari dei prossimi anni per imprimere una svolta a questa attività e renderla adeguata ai bisogni di salvaguardia, di difesa idrogeologica, di rilancio delle componenti turistiche e ambientali con riflessi sull’economia delle aree interne e della montagna. Non sembra poca cosa.

Dibattito che ha sfiorato anche altri aspetti, con riferimento alla possibilità dei forestali di aspirare ad altri incarichi, ad esempio, sempre nel quadro della organizzazione del lavoro, nel caso di Terranova. Obiettivo non disgiunto dalle scelte della politica e dalla complessa attività del sindacato, ovviamente. 

Impegnati in molteplici attività nei punti cardine del Pollino, in particolare quelli di maggiore pregio turistico, i forestali hanno garantito quantomeno una manutenzione decisamente utile per dare una impronta diversa a luoghi fino a ieri ignorati delle correnti del turismo e dalle scelte di programmazione nel settore. 

In ordine a questi temi il Commissario straordinario del Consorzio di Bonifica della Basilicata, Giuseppe Musacchio, sostiene di essere pronto a guardare a nuove esigenze, legate non solo alla bonifica in sé, quanto a una vera modernizzazione di un lavoro non semplicemente di rimozione delle erbacce e di sistemazione dei canali di deflusso delle acque piovane. 

Il progetto Basento nasce, infatti, da una intuizione realistica del miglioramento del corso fluviale. Fuori dubbio un’esigenza. 

Il più antico fiume del Sud, dal punto di vista geologico, che scorre alla periferia di Potenza è un vero banco di prova per la tutela di importanti equilibri, a lungo ignorati purtroppo, con un silenzio colpevole in ordine al degrado in cui versa questo corso d’acqua ridotto a una fogna a cielo aperto soprattutto nei mesi di magra estiva del fiume, con scarichi di fogne liberi e purtroppo tollerati in contrasto con qualunque norma di salvaguardia del territorio e dell’ecosistema.   


                                                                   
                                                              Il Basento a Potenza

  

   

venerdì 25 novembre 2022

LA VIOLENZA SULLE DONNE



                                            Donne iraniane contro la repressione


11 settembre 1958. Una domenica mattina che ha lasciato il segno nella storia delle donne. In via Monaci, a Roma, la domestica di casa Fenaroli entra nell’appartamento e trova la signora Maria Martirano in Fenaroli strangolata e riversa sul pavimento della camera da letto.

Un atroce delitto, un giallo come i media definirono questo femminicidio, uno dei primi episodi, se non il primo, nella lunga vicenda dei femminicidi in Italia. 

L’opinione pubblica rimase scossa da questo evento, che appassionò giovani e meno giovani. La notte che precedette il verdetto, riferiscono le cronache dell’epoca, ben ventimila persone attesero la sentenza davanti al Palazzo di Giustizia di Roma, il Palazzaccio come lo chiamano i romani e non solo. Si trattò di un giallo con diversi ergastoli. Pene durissime. 

Fu un caso, appunto. Un episodio di violenza unico nel suo genere tanto grave da essere definito  il giallo di via Monaci. 

Da quel giorno in Italia i femminicidi non si contano. Donne uccise, strangolate, accoltellate  prevalentemente da compagni, ex mariti, ex fidanzati. Un fiume di sangue che grida vendetta. Solo nel 2022, non ancora concluso, le donne uccise sono 104. Lo ha ricordato la premier Meloni annunciando la proiezione dei nomi delle vittime sulla facciata di Palazzo Chigi illuminata di rosso. 

Perché divampa tanta violenza. Perché il fenomeno è tipico del nostro tempo. Perché fino a qualche decennio fa uccidere una donna era un fatto raro e gravissimo. Oggi purtroppo quasi all’ordine del giorno. Non c’è la folla di persone davanti ai tribunali in attesa della sentenza a carico dei responsabili. Ci siamo forse abituati a sentire in televisione o per radio notizie del genere?  

Interrogativi che si fanno strada nella coscienza di chi osserva il ripetersi di tanti assassini, in un mondo spesso indifferente e distratto. Che si limita a esprimere le solite frasi di condanna ma non va oltre. 

     

                         

              I templi di Paestum illuminati in rosso  per la giornata

martedì 22 novembre 2022

23 NOVEMBRE, UN TEMPO DELLA VITA


                                 


La prima pagina del Corriere (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)
 



Un giorno capace di mettere insieme due eventi: l’uno tragico che proiettò l’ombra del disastro sul Mezzogiorno, fragile e impreparato a fronteggiare la violenza del sisma del 1980 con migliaia di morti e macerie ovunque.

L’altro improntato alla strenua difesa della costa Jonica della Basilicata, e dell’intero territorio, dove il Governo aveva deciso di costruire nel novembre 2003 il sito nazionale delle scorie nucleari  a Terzo Cavone di Scanzano Jonico. Una minaccia ancora in piedi, nonostante la mobilitazione popolare che mise insieme le aree interne di un Sud ignorato e calpestato, oltre ogni misura, con una straordinaria prova di impegno civile e di solidarietà delle popolazioni. Il giorno dei Centomila di Scanzano, sul finire di novembre 2003, fu il segno della vittoria. 

Massimo l’impegno di televisioni e giornali in entrambi i casi. Il GR 1 documentò attentamente l’evolversi della tragedia del sisma, seguendo da vicino la sofferenza delle popolazioni e il grido d’allarme che si levava dalle case ridotte in macerie. Così i TG della Rai e non solo.

Significativo l’impegno della trasmissione Ambiente Italia, di Rai Tre, condotta da Beppe Rovera che in quel periodo organizzò tra l’altro una diretta da Bucaletto, il quartiere di Potenza con i prefabbricati ancora oggi in piedi, diventato l’icona del terremoto. Il simbolo eterno di una baraccopoli segno di inefficienza e disattenzione.

Che dire poi della puntata, andata in onda nei giorni di Scanzano, proprio dall’epicentro della rivolta popolare contro il deposito nazionale di scorie radioattive affrontando enormi difficoltà e cercando di conciliare le mille proposte della gente e delle istituzioni. La domanda forte di una svolta.

Un impegno straordinario, senza limiti di slancio e di fatica, che fa rivivere due tragedie sulle quali pesava il rischio di una desertificazione degli uomini e del territorio, con una perdita di identità davvero gravissima. 

   

                                  


Il corteo dei Centomila lungo la Costa Jonica


                               

giovedì 17 novembre 2022

POLLINO UN MIX DI NATURA E SCIENZA


Pascoli estivi al Colle Gaudolino - foto R. De Rosa - riproduzione riservata


Probabilmente è questa la definizione appropriata per la più grande area protetta italiana, se si considera la natura del dibattito in corso con iniziative di un certo rilievo e le prospettive che si aprono. 

A Matera da registrare l’ormai prossima due giorni dedicata al turismo delle origini nel Parco nazionale, mentre a Castelluccio un centro del massiccio calabro lucano riprende il dibattito su Vincenzo Caporale, il medico scienziato di Viggianello, che aveva richiamato su di sé l’attenzione di ambienti scientifici di Napoli, di Roma e non solo. 

Uomo di primissimo piano legato alla sua terra al punto da rinunciare all’offerta di dirigere importanti ospedali che gli era stata fatta negli anni Trenta quando la fama di Caporale aveva ormai superato i confini della Basilicata. Non accettava l’idea di abbandonare le sue ricerche sul cancro  e soprattutto di allontanarsi dai suoi pazienti che lo stimavano e lo amano tuttora a distanza di tanti anni dalla sua scomparsa. 

Un fenomeno capace di far parlare di sé ancora oggi, come rileva il Presidente dell’Ordine dei medici di Potenza, Rocco Paternò, riconoscendo il prestigio di una medicina ancora priva dei formidabili mezzi diagnostici e terapeutici del nostro tempo. 

Dotato di una straordinaria bontà d’animo e di uno spiccato senso della solidarietà per i più poveri ed i diseredati, Caporale era considerato dai suoi pazienti il medico per eccellenza, capace di affrontare con successo casi ritenuti irrisolvibili da altri suoi colleghi. 

La vicenda di Angelina, la bimba delle campagne del Pollino che aveva riportato una grave frattura al malleolo con conseguente riduzione della lunghezza della gamba, fa discutere ancora. Fu Vincenzo Caporale a intervenire con successo quando tutto ormai sembrava non più risolvibile.

Il premio Caporale, sostiene la vice sindaca di Rotonda Maria Giulia De Cristofaro, è un richiamo alla scienza e alla figura del grande medico, di cui esistono ancora oggi i suoi studi con documenti importanti relativi sua attività. 

Gli aspetti scientifici legati al Parco nazionale sono, tuttavia, davvero numerosi se si considera soltanto il valore delle alte quote e la possibilità di aprire nuovi orizzonti a proposito delle erbe officinali del Pollino, destinate ad avere un futuro sia nel campo naturalistico che in quello della ricerca scientifica. Un settore considerato prioritario anche dall’industria farmaceutica.  

Inevitabile il richiamo alle due regioni, Basilicata e Calabria, al Governo perché la presenza del Parco nazionale possa rappresentare davvero un elemento di svolta nella vita delle comunità del Sud, anzitutto.  

   

                            


Rotonda(PZ) - foto R. De Rosa - Riproduzione riservata 

sabato 12 novembre 2022

DOVE GUARDA POLLINOLANDIA?



Il carretto biblioteca  in apertura dei lavori  del convegno (foto da Internet)



Festa della Montagna del 1958. E’ la prima occasione per discutere del Pollino e delle sue prospettive di crescita nell’ipotesi del Parco nazionale. Soltanto un’ipotesi avvalorata da giudizi e pareri sulla possibilità di aprire nuovi scenari e avviare uno sviluppo vero. Non occasionale ma duraturo. Sostenibile in tutti i sensi e soprattutto capace di determinare una svolta nella vita delle popolazioni. Quasi un percorso obbligato da mille esigenze. 

Oggi quel dibattito ha ceduto il passo ad altre considerazioni, a mille percorsi in cui l’idea del domani del più grande parco nazionale del Sud ha ceduto il passo a ben differenti modi di ragionare e di costruire nuovi approcci con la montagna. Il clima è diverso, sono cambiati i riferimenti, tutto si è modificato, anche la mentalità degli abitanti e delle organizzazioni sorte qua e là.

Non a caso da mesi ormai assistiamo al fiorire di tante iniziative “soft”, di svago come vengono definite. In questo Terranova di Pollino, un centro con poco più di 1100 abitanti ai piedi del massiccio condiviso tra Calabria e Basilicata, ha un primato: da luglio balli e canti hanno allietato le serate estive per far divertire secondo il progetto degli organizzatori. Grande desiderio di svago per esorcizzare i problemi veri. 

Legittima scelta, non vi è dubbio. Ma il Parco nazionale con le sue criticità e le sue prospettive dov’è finito? Neppure una parola per tutta l’estate. Incredibile. 

E così è arrivata, ultima in ordine di tempo, una iniziativa di Pollinolandia, un convegno sull’infanzia e l’adolescenza davvero in pompa magna con ragazze in costume e dimostrazioni di skiroll. 

Pollinolandia, città della creatività, evoca nel nome orizzonti meravigliosi e realtà stupende.  Che fanno vivere esperienze struggenti e magnifiche sensazioni. Questo nel nome. Ma nella realtà, qual è il contributo al dibattito sul ruolo delle giovani generazioni per il  futuro del parco? Cosa fare del Pollino, proprio mentre la fondazione Migrantes sottolinea la gravità dello spopolamento di queste aree interne.  

D’accordo su tutto. Ma l’area protetta di rilievo nazionale, di cui Terranova è parte importante, quale destino ha davanti a sé? Perché Pollinolandia non affronta un problema del genere rendendosi interprete di importanti istanze nei confronti dell’Ente Parco e delle due regioni, soprattutto?  Non solo. C’è consapevolezza di quanto accade a un metro da casa, dove un centro come San Paolo Albanese sembra destinato a finire quanto prima avendo ormai poche decine di abitanti, quasi tutti vecchi in età avanzata? Domande che attendono riposte.

Tutto questo, beninteso, allontana l’ipotesi di un dibattito costruttivo in seno alla Comunità del parco sull’efficienza di un’area protetta di valenza nazionale e internazionale, un dibattito ricco di proposte concrete e di iniziative da mettere a frutto con la consapevolezza che altrove, soprattutto al Nord, realtà del genere hanno dimostrato di avere un peso non certo irrilevante e finanche di riuscire a cambiare il cammino delle popolazioni. E’ il caso dell’Adamello Brenta, tanto per citare un esempio di dinamismo e concretezza. E di cultura di un’area protetta di grande rilievo. Come il Pollino, del resto.

martedì 1 novembre 2022

IL VULTURE FINALMENTE A UNA SVOLTA?




MONTICCHIO LAGHI NEL VULTURE (foto R. De Rosa - riproduzione  riservata)


Il Parco regionale ma non solo. I finanziamenti del PNRR, la disponibilità di fondi messi a disposizione per la ricerca archeologica tutta orientata verso le mura dell’antica abbazia di Sant’Ippolito, ed i livelli di tutela ambientale annunciati per i laghi rappresentano soltanto alcuni dei capisaldi di un progetto che non manca di presentare una sua complessità. La posta in gioco consiste nella possibilità di far conoscere questo mix di natura, paesaggi, storia e fede ben oltre i confini locali, ma direi in un ambito nazionale quantomeno.  

Le mura di Sant’Ippolito sono un’autorevole testimonianza del monachesimo benedettino e basiliano in epoca medioevale. 


                                 


LE MURA DI SANT'IPPOLITO (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)


Sembra essere ormai imminente una prima disponibilità di trentamila euro per la ripresa degli scavi nell’area dell’istmo dei laghi, mentre Monticchio potrà rientrare in una nuova tranche di finanziamenti di quattro milioni assegnati ai comuni della zona per finalità legate al rilancio delle principali emergenze, senza escludere il progetto della Riserva della Biosfera Unesco, considerata un valido strumento non solo di protezione dall’assessore all’Ambiente Cosimo Latronico.

Francamente non è poco. C’è poi il capitolo della zona militare sulla cima della montagna, oggi destinata a collegamenti interforze ma fino a ieri, in piena guerra fredda, importante snodo della rete Troposcatter che dalla Norvegia raggiungeva la Turchia con insediamenti non solo per la telecomunicazioni. 

Non certo secondario, inoltre, il percorso culturale riguardante Giustino ed Ernesto Fortunato ai quali il compianto Nino Calice dedicò gran parte della sua ricerca storica e politica.

I nodi da sciogliere non mancano, indubbiamente. Tra questi c’è un ricorso al Tar che attiene all’incarico conferito all’attuale presidente, il sindaco di San Fele Donato Sperduto, ma nulla potrà frenare lo sforzo di chi ritiene di dover giocare una partita importante a cominciare dal Parco, appunto. Un banco di prova per la Comunità? Non vi è dubbio se si pensa che il Vulture domina non solo l’area Nord della Basilicata ma rappresenta il cuore di un Mezzogiorno ricco di risorse e pronto a decollare. In attesa del via libera.