lunedì 11 agosto 2014

IL DOMANI DEL PARCO


                         
    
E così due grifoni sono "involati"  nel Parco nazionale  dell'Appennino lucano val d'Agri lagonegrese: involare significa sostanzialmente  scomparire, far perdere le tracce. Il termine è per soli addetti ai lavori ma in ogni caso rende l'idea. L'annuncio è stato dato da una equipe di naturalisti che operano all'interno dell'area protetta. 
L'involo era previsto a breve e  ne avevo parlato già nei giorni scorsi, anche se la cosa ha suscitato disappunto da parte degli stessi studiosi i quali ricordavano che non avrebbero gradito una informazione in anteprima. Anzi gridavano già allo scandalo per il semplice annuncio dato senza l'imprimatur degli esperti.
Sorprendente inoltre la notizia di un capovaccaio (un avvoltoio) possiamo dire pendolare che, stando  sempre agli  osservatori, vive nell'Appennino ma va ogni giorno a rifornirsi di carne nel Pollino. 
Tutto ciò fa ben sperare per il futuro di questi rapaci e dei rispettivi habitat.
L'Appennino vive tuttavia una fase interlocutoria, per non dire di incertezza: l'assenza di un direttivo  al completo e la situazione monca della Comunità, ancora priva del Presidente, costituiscono una remora per l'attività  del Parco e delle sue strutture. 
Il direttivo rappresenta la forza motrice per un'azione equilibrata di governo: non ci sono piani regolatori che tengano e scelte equilibrate se mancano gli organi dirigenti. Per di più ciò incide sul cammino verso il piano del Parco, altro importante strumento di gestione, del tutto indispensabile stando all'orientamento della normativa in vigore, che fissa tempi e modalità per la redazione del Piano stesso.
Favorevole ad una accelerazione dei vari iter il Presidente Domenico Totaro. Ma c'è nella posizione dei sindaci della zona un giustificato pessimismo per i vari ritardi e rinvii, finora accumulati. 
Di questo si fa interprete per giunta il primo cittadino di Moliterno, Giuseppe Tancredi, che preme il piede sull'acceleratore e mira a evidenziare tutte le possibili criticità, se non proprio i rischi legati ai tempi lunghi, anzi lunghissimi, di certe scelte ancora da compiere.    
Il Parco attende, ma non bisogna dimenticare il disappunto dei giovani e delle popolazioni lì, lì per abbandonare questi lidi e cercarne altri più produttivi, almeno da quello che si sente dire in giro. 
Il parco deve essere a tutti i costi sinonimo di sviluppo, di crescita economica e non certo soltanto la somma di divieti e  di impedimenti. Lacci e lacciuoli spesso mal tollerati dalla gente.   

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