domenica 30 gennaio 2022

PAESTUM E VELIA, IL SEGNO DELLA SVOLTA


                         

                               Il vecchio e il bimbo (foto R. De Rosa riprod. riservata)


La nomina della nuova direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia, la professoressa Tiziana D’Angelo, apre un interessante capitolo destinato ad arricchirsi di vari elementi riguardanti non solo l’archeologia quanto  i vari campi della storia e della cultura. Un valore aggiunto sul quale forse, paradossalmente, non si conosce ancora tutto.

Paestum indica l’impegno di Governo e istituzioni al fine di riconoscere al binomio Paestum - Velia il significato di una realtà trainante per lo sviluppo. Non solo fine a sé stesso. Ecco il segnale  da cogliere. 

L’ultimo anno ha segnato una netta affermazione di questi monumenti della Magna Grecia con un sensibile aumento del numero di visitatori e un crescente interesse in campo internazionale. L’immagine di un anziano signore americano che dà la mano al nipotino e lo accompagna verso il tempio di Cerere è quanto mai significativa. Come da non sottovalutare la presenza di un vasto pubblico di giovani soprattutto  nei fine settimana e nei giorni di ottobre o novembre.

Ci si chiede quali sono i compiti della nuova dirigenza, in un momento così importante e delicato. 

Paestum e Velia sono anelli di una catena di tutto rilievo, che mette in moto altri meccanismi. Quali? Anzitutto una sorta di interconnessione tra i Parchi nazionali del Mezzogiorno con al centro l’interesse per l’antica Lucania che ha rappresentato uno dei motori del passato e continua a essere oggi al centro di un vasto dibattito. Il Cilento ha questa vocazione. E poi la ricerca sui temi legati alla presenza della Magna Grecia, una presenza unificante assolutamente in linea con l’esigenza di dare impulso alla storia e alimentare quel turismo culturale di grande spessore capace di determinare una svolta. 

La nuova direttrice di Paestum e Velia, Tiziana d’Angelo,  archeologa di livello internazionale, è docente alla Università di Nottingham (GB).  Succede a Massimo Osanna e a Gabriel Zuchtriegel nella ricerca sui nuovi orizzonti della grande area, oggi più che mai oggetto di studi. 

Si sono, frattanto, appena conclusi gli scavi archeologici all'interno dell'acropoli di Elea -Velia, iniziati lo scorso mese di luglio. La ricerca consente di far luce sulle più antiche fasi della vita della città, fondata intorno al 540 a.C. ad opera dei coloni Focei provenienti dall'Asia Minore. 

"Gli scavi - precisa il direttore dei Musei, Massimo Osanna - hanno altresì chiarito la cronologia del principale tempio della città dedicato alla dea Athena."


                            

                    
     
                                      La nuova campagna di scavi a Velia (Ascea)  Foto De Rosa


 

sabato 22 gennaio 2022

"LA CULTURA NON ISOLA MA ILLUMINA"


                           

                              Il tempio di Athena illuminato
    

In questi momenti di profonda incertezza politica, istituzionale, e perché no sanitaria, la scritta che campeggia sul bellissimo tempio di Athena a Paestum “La cultura non isola, ma illumina” è una sorta di formidabile viatico. Un incitamento ad avere fiducia e a credere nella forza dirompente della cultura, come motore di una svolta attesa e addirittura inevitabile.

Oggi Paestum e Velia non sono semplici aree archeologiche da proporre ad un elevato numero di visitatori, per quanto qualificati, ma rappresentano il segno tangibile del sapere che appunto illumina. 

A proposito, cosa hanno rappresentato da alcuni mesi le due realtà in termini sociali, economici e soprattutto d’immagine all’interno di un’intera area che si propone sempre più come rappresentativa e non della sola Campania? Indubbiamente vasti orizzonti. 

Peraltro il Presidente del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, Tommaso Pellegrino, in una recente intervista d’inizio anno, ha chiarito quella precisa volontà politica di riempire di contenuti le due prestigiose aree archeologiche e di andare ben oltre i confini del perimetro delle due realtà. Ecco le finalità del Parco nazionale.

La bellissima immagine del monumento illuminato con una tinta forte con la scritta “La cultura non isola, ma illumina di rosa il tempio di Athena” è un biglietto da visita autorevolissimo per Procida capitale della cultura 2022, un traguardo dell’antica Lucania in cui c’è davvero tutto. Ecco il dato da non sottovalutare da parte dell’intero Mezzogiorno. 

venerdì 14 gennaio 2022

IL PARCO DEL CILENTO VERSO NUOVI TRAGUARDI



 

                                  

            
I Monti Alburni nel Parco nazionale del Cilento 

                                      (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)


Molto prende il via dai Parchi, a cominciare dal rispetto della biodiversità e dalla possibilità di adottare nuovi  modelli energetici, quale punto di partenza per quella rivoluzione da portare in porto in tempi strettissimi. Senza indugi, pena un tracollo inarrestabile.

Il Parco nazionale del Cilento, unico forse per storia, archeologia, paesaggi tra mare e monti, tradizioni e costumi sta applicando semplici criteri per dotare i centri abitati di energia pulita, quella rinnovabile. Un passo importante verso cambiamenti epocali.

 Il Presidente del Cilento e Diano, Tommaso Pellegrino, è interessato a proseguire in questa azione tesa a valorizzare la sostanza del Parco nazionale, un vero banco di prova e un esempio virtuoso a tutti gli effetti. La gestione di un’area protetta di questa portata non è cosa di poco conto, anzi è l’anima del suo presente e del suo futuro, specie poi se si considera l’area protetta come un elemento di forte richiamo nei confronti di altri parchi, dal Pollino al Vesuvio nel cuore del Sud. Il capitolo energia in primo piano.

“Cominciamo con una ventina di comuni con una serie di interventi di efficientamento energetico per contrastare i cambiamenti climatici, verso un territorio capace di rappresentare un modello nell’uso delle energie innovative, le definirei. Scuole, comuni, caserme da alimentare con energia verde, ecco il nostro piano con ricadute sulla vita di ogni giorno. Ridurre le emissioni di CO2 non è poca cosa.”


Il Parco nazionale del Cilento ha indubbiamente una marcia in più sia sotto il profilo storico e culturale che da un punto di vista paesaggistico.


“Il Cilento è l’unico parco in Italia ad avere ben quattro riconoscimenti Unesco, per le sue caratteristiche, la peculiarità dei suoi ambienti, del territorio. Non può passare inosservata la presenza di due prestigiose aree archeologiche, Paestum e Velia, oggi opportunamente valorizzate e in grado di far registrare un incremento delle presenze di turisti davvero straordinario: nell’ultimo anno sono state raggiunte cifre da record nonostante la pandemia. Questo dimostra l’esigenza di procedere sul terreno della valorizzazione del Parco e del suo bene natura, in tutti i sensi.”


Un Parco capace di far rivivere i tempi dell’antica Lucania, ponendo al centro l’immagine di Parmenide di Elea e della sua scuola che ha lasciato tracce profonde a livello di studi filosofici sul piano internazionale. Basti pensare che di questo filosofo, tutto lucano, si sono occupati anche i francesi, vale per tutti il nome di Leon Robin, tradotto da Einaudi,  il quale si sofferma sulla statura di Parmenide che avrebbe incontrato addirittura Socrate giovanissimo in un viaggio a Atene. 

Oggi ne avrebbero parlato giornali e televisioni, ma ieri, siamo nel 515 a.C., bastò a fare la cronaca dell’evento il poema dal titolo emblematico e quanto mai attuale Intorno alla natura di cui Parmenide è autore. 

Ecco dunque come il Parco del Cilento recupera e valorizza le sue radici con un meticoloso lavoro di ricostruzione della sua fisionomia e delle peculiarità che lo contraddistinguono, alimentando nei visitatori, nelle varie realtà presenti sul territorio, ma soprattutto nei giovani un interesse vero.  

L’anno appena iniziato parte dunque con il piede giusto e la sfida non è da sottovalutare. Tutt’altro. 




     


giovedì 6 gennaio 2022

LA DELINQUENZA CONTRO LA SCIENZA



                                


L'immunologa Antonella Viola


Un attacco imprevisto, assolutamente imprevedibile alla professoressa Antonella Viola, dell’Università di Padova, colpevole di continuare a insistere sull’importanza delle vaccinazioni per contrastare l’aumento dei contagi da Covid. 

Tra l’altro non si riesce a comprendere quali interessi avrebbe colpito l’immunologa tarantina, trapiantata a Padova, con le sue ricerche e le continue sollecitazioni ad estendere l’area dei vaccinati per fronteggiare gli esiti disastrosi della pandemia.

L’unica ipotesi, sicuramente la più ragionevole, è quella legata a possibili interessi di ben altra natura alla base della campagna Novax sfociata in manifestazioni e scontri con la polizia e in numerosi cortei non autorizzati, per giunta. 

Se un’ipotesi del genere risulterà fondata, vorrà significare che la scienza è un bersaglio preferito per chi intende destabilizzare l’attuale difficile momento e costruire di conseguenza una barriera di carattere politico, peraltro ben mascherata con i soliti slogan: tutela delle libertà individuali e via discorrendo. Il vaccino è  un pretesto, nient’altro.

A fronte di un evento del genere non è soltanto la professoressa ad avere giustificato timore per sé e per i familiari, quanto la scienza costretta a subire odiosi condizionamenti che nulla hanno a che vedere con le attività messe in campo nell’ottica della salvaguardia della salute in un momento difficilissimo. 

Le minacce ad Antonella Viola dovrebbero far riflettere e indurre politica e istituzioni a non sottovalutare eventi come questo, capaci di assumere connotazioni di ben altra natura nel tempo.