Il
volo dei giovani grifoni, nel Parco nazionale dell'Appennino lucano,
saluterà quest'anno la bizzarra estate 2014. Un evento atteso che
segnerà l'avvio non solo della stagione turistica quanto di una
serie di eventi dai quali dipenderà il futuro della più giovane
area protetta nel Mezzogiorno.
I
piccoli grifoni, appollaiati nei nidi in una zona impervia e tenuta
segreta dell'Appennino, rappresentano in fondo il destino del parco,
il suo essere un valore aggiunto non solo per la Basilicata e non
solo per il Sud. Ma per il Paese nel suo complesso. Quando si
leveranno in volo? Si domandano ansiosi gli esperti che vanno a
visitare i nidi, davvero in punta di piedi e con il
massimo del riserbo, lontani da occhi indiscreti.
L'attesa
ansiosa del primo volo dei grifoni coincide con la fase delicata e
importante che l'Appennino sta vivendo. La nomina dei membri del
direttivo del parco rappresenta un fatto di stabilità e non solo un
mero adempimento burocratico. Peraltro scelte politiche d'un certo
impegno fanno da sfondo alla conclusione del lungo iter verso il varo
del consiglio direttivo cui spetterà, insieme al Presidente, un
ruolo di primo piano nella definizione delle linee strategiche per
dare a questa realtà un'impronta ben precisa, anche a livello
internazionale. Una sfida, insomma.
A
questo si aggiunge l'intenso lavoro degli esperti per redigere il
Piano del parco, cosa essenziale ai fini del governo dell'area che
dovrà ubbidire a precisi requisiti e a norme ben chiare.
Un
dato emerge inequivocabile: il Parco è una macchina complessa da
gestire con competenza, con grande amore per la natura e con la
cultura delle aree protette. Non è paragonabile a un comune o ad una
realtà territoriale che necessitano di opere pubbliche e servizi.
Dietro
alla vicenda dei grifoni o della lepre italica da ripopolare c'è una
particolarità . Il parco rappresenta la sintesi della storia delle
popolazioni locali, il loro attaccamento ai boschi, il senso della
vita trascorsa per anni tra sentieri, mulattiere, lungo le radure
destinate ai pascoli.
Proprio
oggi, mentre si torna a parlare di giovani e agricoltura, di alte
quote e turismo rurale il Parco nazionale dell'Appennino mostra una
vitalità incredibile , capace di saldarsi alla cultura e alla
storia, alle tante tradizioni che in agosto soprattutto si cerca di
far rivivere come antidoto alla crisi. Ma non basta agosto per dare
il giusto respiro alla presenza del parco: è necessario ben altro.
Finanche una capacità di chiedere alla natura uno sforzo perchè
ritorni a essere quella che è sempre stata. Ma a questo punto
occorre uno straordinario impegno dell'uomo. Ecco perchè il governo
del parco è un'impresa difficile, da condurre in sintonia con chi ha
risorse da mettere a disposizione e con una vera capacità di
diffondere e comunicare le peculiarità di questo territorio.
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