martedì 23 settembre 2014

COSA PUÒ FARE LA CHIESA?


                             


La Messa celebrata domenica scorsa, dall'Arcivescovo mons. Superbo,  sotto la tenda dei lavoratori in mobilità, davanti alla sede della Regione a Potenza, inaugura una stagione nuova e determina addirittura un punto di svolta.
La Chiesa diventa protagonista, e non solo testimone, di una scelta molto forte che incalza la politica, le istituzioni, i singoli esponenti della vita pubblica perché cessi il paradosso di una terra ricchissima di risorse ma povera di lavoro. Anzi povera in tutti i sensi. E per giunta non riconosciuta nella sua valenza dalla comunità nazionale che la ignora addirittura. 
Paradosso angosciante, davanti al quale si ribella la coscienza singola e collettiva. Un non senso. Un'assurdità. Un fatto incredibile e difficile da digerire che la politica non dovrebbe consentire neppure minimamente. Se non altro per una forma di coerenza con i suoi stessi principi. 
Un divario del genere è oltretutto stridente e sciagurato. 
Cosa può fare la Chiesa? 
Nell'omelia di Superbo c'è il richiamo al lavoro espressione di dignità, sulla scorta dell'indirizzo di Papa Francesco che insiste non da oggi sul lavoro come pilastro appunto della dignità umana. 
C'è  da fare una osservazione in proposito. Il rigore del Gesuita più importante del nostro tempo si salda con la vocazione dell'ordine a "inventare  l'avvenire". Cosa di una attualità estrema e di una concretezza assoluta riferita sia alla sfera materiale, sia a quella spirituale.   
Il messaggio di Superbo ai lavoratori e alla popolazione di battersi per il superamento dello  scompenso tra risorse esistenti e lavoro  che manca nella  Basilicata di oggi  apre dunque un capitolo nuovo e mette in risalto l'esigenza di far sentire il fiato sul collo a politici, imprenditori e istituzioni. Senza escludere i partititi che spesso stanno a guardare, tranquillamente assenti.  
Il tema ha un suo fascino tutto particolare:  le varie Encicliche entrano nel vivo della funzione del lavoro, ma la crisi lacerante del momento sottolinea il bisogno urgente di atteggiamenti e  comportamenti ben più incisivi. Insomma, una Messa celebrata tra i lavoratori senza speranza, incapaci di guardare al futuro, è ben più di un semplice messaggio. 
Speriamo che diversi uomini delle istituzioni si trovino a riflettere sull'argomento. Non a riflettere soltanto, ma si convincano di far capire che il diritto al lavoro non è mera teoria. Un riempirsi la bocca di belle promesse. Ma rappresenta  anzitutto una sicurezza da dare agli stessi cittadini ai quali si chiede puntualmente il voto.   

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