giovedì 4 settembre 2014

A PROPOSITO DEL SAN CARLO DI POTENZA


                       
                         L'ospedale San Carlo di Potenza

Estate 1956: Casa Sollievo della Sofferenza era già una realtà viva e operante che bruciava le tappe, ogni giorno, con l'ampliamento dei reparti, con nuove assunzioni di medici e un'attività frenetica, oltre ogni previsione. 
Padre Pio indicò i criteri per una selezione dei sanitari. Disse al dottor Giuseppe Gusso: bisogna che i medici siano buoni cristiani e ottimi professionisti. Un monito e non solo una indicazione di massima per la tutela dei pazienti e nell'interesse della piena efficienza del nosocomio.
Queste parole pesano come macigni in un momento di grande smarrimento per il San Carlo di Potenza mentre la raffica di inchieste tende a far luce sulla morte di una paziente in sala operatoria e le dichiarazioni del cardiochirurgo appaiono a dir poco raccapriccianti. Una donna uccisa dall'incapacità, dal silenzio, dal contrasto tra medici. Ovviamente tutto da accertare, d'accordo. 
Un miscuglio di rancori, supportati da una pseudo politica e da un carrierismo esasperato che serve soltanto a contrapporre gli uni agli altri gli stessi sanitari con il risultato di calpestare la scienza e ogni etica professionale a danno dei malati. 
Al San Carlo, in certi casi, siamo al paradosso. I professionisti seri e onesti, che non sono certamente pochi, si trovano nella impossibilità di agire come vorrebbero perché il loro indirizzo magari contrasta con gli interessi di altri colleghi e finirebbe per occultare personaggi ad alta tutela...
Incredibile, anzi assurdo! Come assurda è la rissa scoppiata anni addietro, in una sala operatoria, tra gli anestesisti per ragioni di prevalenza personale, mentre il paziente era in attesa di essere operato. Vergogna! C'era finanche chi brandiva il bisturi come arma da usare per aver ragione sul collega. E di questo per diversi giorni si occuparono le cronache.
Sicchè davvero non ci sono parole. Bastano episodi del genere per demolire tutto il lavoro fatto, nel corso di decenni, per dare dignità e valore ad un ospedale che continua a corrispondere alle richieste di pazienti di fuori regione, molti dei quali pienamente soddisfatti delle terapie adottate e dello stesso rapporto con i sanitari. Non è poco indubbiamente. 
Un dato è certo: quando l'autorevolezza della scienza non solo non prevale, ma addirittura soccombe sotto il peso dei personalismi e delle lotte tra individui ciò vuol significare che tutto svanisce. Tutto si annulla, tutto si distrugge in nome del potere e del denaro. 
Non è facile moralismo. È soltanto il richiamo a un'etica che non c'è, in certi casi, proprio quando dovrebbe andare in aiuto di chi si lascia facilmente travolgere dall'odio e dalla prevaricazione.
Mandati a casa i medici, si tratterebbe ora di dimissionare i vertici dell'ospedale. Non è possibile che chi regge il timone della nave rimanga al suo posto, mentre una burrasca continua a danneggiarla, a metterla fuori uso. Qualcuno dovrà pur rispondere. Giusto? 

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