lunedì 19 maggio 2025

UNA FOLLA IMMENSA PER IL PONTIFICATO DI LEONE








Si rivolge ai popoli della Terra, senza escludere nessuno, parlando di unità e amore della Chiesa con il tono accorato di chi invoca la pace, bene supremo e indispensabile: Ma spesso troppo lontano dagli orizzonti del nostro tempo.

Leone XIV, protagonista di un giorno straordinario. Un tempo irripetibile della sua stessa vita.

Quale appello può risultare più forte e incisivo se non quello rivolto alla conquista di una convivenza umana, là dove imperversa nel mondo il flagello della guerra, a cominciare da Gaza, terra martoriata ridotta a un feroce campo di sterminio?

Non ha limiti il discorso di Papa Leone in questo inizio di pontificato, in un momento così aspro in cui sembra non esistere possibilità concreta del rispetto dell’umanità, non altro. Si, il rispetto dell’essere, ignorato, calpestato, ridotto a merce inutile e fastidiosa. Se non rischiosa. Il linguaggio delle armi è lo stesso della violenza fratricida.

Ecco la Chiesa che si delinea all’orizzonte, mentre “conservatori e progressisti” avanzano ipotesi contrapposte per contendersi la palma della vittoria o, quantomeno, la legittimità delle loro rispettive affermazioni. Inconsapevolmente e irrazionalmente. 

La Chiesa dell’annuncio del Vangelo non ha colore, nè accenna ad alcuna tendenza specifica. Se contrastare la miseria, le diseguaglianze, la sopraffazione, se predicare la parola di Dio esaltando la Croce ha un valore ultraterreno e soprannaturale, ecco che qualunque distinguo appare anacronistico e fuorviante. 

Papa Leone invita a essere cristiani, al di là di qualunque definizione che riduce e impoverisce la portata del messaggio.

Del resto la sua umiltà esalta questi sentimenti sin dalle sue prime parole, commosse e preoccupate di riuscire ad assolvere al grave ministero. Auspica la pace per tutti con tono commosso e altisonante, una pace vera, non solo di facciata. 

“Vogliamo dire al mondo guardate a Cristo.” Solo questo, non altro.     

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