Il Vulture (De Rosa - riproduzione riservata)
Un epilogo annunciato. Tra mille contrasti, tra divergenze vere o presunte, con punti di vista che inevitabilmente si scontrano tra loro nel pieno disinteresse per una realtà tra le più belle del Sud, è giunta l’ennesima crisi del Parco del Vulture, quasi a decretare il fallimento del progetto di Parco naturale regionale.
Cinque sindaci si sono dimessi, soltanto Ruvo del Monte ha deciso di fare macchina indietro, come sostengono alcune fonti. Ma non cambia granché.
Al centro della vicenda Francesca Dilucchio, la Presidente scelta in una notte d’autunno dai primi cittadini di Melfi, di Rionero e di altre realtà che ora si ribellano dicendo di non riuscire a portare avanti un programma vero per l’attuazione piena del Parco naturale. E ciò nonostante alcune importanti iniziative stiano procedendo per proprio conto, a cominciare dall’idea di borgo, abbondantemente finanziata, dall’attraversamento del Lago Piccolo con una zattera, e dal risanamento della baraccopoli di Monticchio laghi. Obiettivo prioritario questo che ha sempre trovato il sostegno della ormai ex presidente, pur tra mille incertezze determinate dalla consapevolezza di riuscire a rimuovere un ostacolo gigantesco. Una sorta di macigno.
Francesca Dilucchio non commenta per ora. C’è chi evita di scendere in campo per non sentirsi protagonista. Ma nessuno si rende conto che la crisi in atto fa piazza pulita di una tra le realtà di maggiore peso ambientale, naturalistico, paesaggistico del Mezzogiorno sulla quale potrebbe costruirsi una fortuna, se le volontà fossero diverse. Una risorsa di grande pregio in grado di mobilitare un po’ tutti, ma così non è. Purtroppo.
Nessun commento:
Posta un commento