venerdì 21 settembre 2018

CINQUANT'ANNI FA MORIVA PADRE PIO


                              
L'inaugurazione di Casa Sollievo (5 maggio 1956)


Poche ma profonde invocazioni segnarono il trapasso di Padre Pio, la notte tra il 22 e il 23 settembre del 1968, cinquant’anni fa: Gesù Maria, Gesù Maria. Poi piegò il capo davanti ai confratelli presenti e al dottor Giuseppe Gusso, che pensava di rianimarlo. Ma la sua ora era segnata. E lui sapeva esattamente quando era stato fissato quel momento terribile e solenne, tragico e ineguagliabile. Momento solenne, in tutti i sensi. “Ciao Enrico, ci vediamo in Paradiso” disse il giorno prima al prof. Enrico Medi, scienziato dei progetti spaziali, suo amico.  
Mezzo secolo è trascorso da quell’evento collocato nel tempo delle grandi guerre che Padre Pio definì una prova per l’umanità intera. 
Folle oceaniche accorsero a San Giovanni Rotondo, non appena la notizia della morte si diffuse con straordinaria velocità,  per rendere omaggio al figlio di Pietrelcina, il suo luogo di nascita che oggi lo ricorda come il rappresentante di una terra povera e umile. Proprio come lui: povero e umile, ma grande e forse ineguagliabile nella sua grandezza.
Provo a ricostruire il percorso dei cinquant’anni che ci separano da quell’evento con Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio, la televisione satellitare che raggiunge il mondo intero, proprio come il suo messaggio di fede, di amore e di umiltà. 
Campanella, impegnatissimo in questi giorni, fa notare la dura opposizione di alcuni al santo frate, sconfitta con una fede di acciaio e con l’umiltà del cristianesimo. 
Il sacerdote che cento anni fa ricevette i segni della passione di Cristo impressi sul suo corpo, segni scomparsi all’immediata vigilia della sua morte, è anzitutto un vero cristiano. Vero in tutti i sensi. Disse non a caso che ogni cristiano è un secondo Cristo. Frase che lascia allibiti.
“San Giovanni Rotondo in questi ultimi cinquant’anni ha continuato a costituire un’attrattiva per tanti pellegrini desiderosi di un contatto ravvicinato con colui che è stato definito un “rappresentante stampato delle stigmate di Nostro Signore (Paolo VI, 20 febbraio 1971)” . 
Campanella sottolinea il valore religioso, spirituale, e inevitabilmente umano di Francesco Forgione, il sacerdote diventato poi Padre Pio, che sin da bambino aveva chiaro davanti a sé il suo percorso spirituale e soprattutto la sua destinazione, il Cristo risorto. 
Tanti i miracoli. Ma alcuni in particolare: le migliaia e migliaia  di lettere ricevute da fedeli di tutto il mondo. Quale capo di stato o di governo, quale potente della terra, quale rappresentante della finanza mondiale ha ricevuto così larghe invocazioni dalla gente comune? 
Ma il miracolo che lascia attoniti è Casa Sollievo della Sofferenza, ieri e oggi. L’ospedale nato dal nulla con l’intento di rappresentare il punto più alto dell’incontro tra fede e scienza, oggi riferimento nella ricerca in campo internazionale con un percorso in grado di tradurre in realtà i propositi di carità cristiana di San Pio.
L’ospedale si realizzò perché il progetto era nella sua mente. Grande e importante come lui che lo aveva previsto, non una piccola cosa. Ma un’idea di proporzioni mondiali per garantire la salute del corpo e il benessere dell’anima. Un ospedale non solo per i potenti, ma soprattutto per i poveri nei quali il Padre ha sempre visto impresso il volto di Gesù.
Asse portante del suo pensiero ispirato alla carità verso il prossimo senza limiti e senza distinzioni di razza, di colore, di ceto sociale. Padre Pio oggi rimane l’uomo e il santo che ha saputo predicare l’unità dei popoli davanti al Creatore. 
       


      

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