sabato 11 gennaio 2014

BONIFICA E AREE PROTETTE: UN PERCORSO DIFFICILE MA NECESSARIO




Bonifica ancora da attuare e utilizzo delle risorse ambientali nella Basilicata del petrolio: due momenti che purtroppo rafforzano  la sensazione di una immagine giá compromessa di questa terra del Sud, destinata a oscillare continuamente tra sfruttamento del sottosuolo e  necessità di una difesa ad oltranza delle risorse naturali. Il dato sembra al momento inconciliabile, alla luce di una esperienza ultradecennale, vissuta in Basilicata.
 E' proprio questo il punto di approdo di una lunga campagna che da un lato sostiene da anni la necessità di ripulire dai veleni ampie fasce di territorio lucano (Val Basento, Tito area industriale, e naturalmente zone di estrazione del greggio con tutte le preoccupazioni del caso) e, dall'altra, punta sulla conoscenza in ambiti vasti delle risorse ambientali di questa terra del Sud, prodiga di ricchezze ma incapace di affermarsi in una dimensione nazionale.
Questi gli scenari al centro  di una interessante iniziativa di Federparchi che ha messo a confronto le varie aree protette lucane, quasi esponendole in vetrina. Ma ha anche avvertito sui rischi legati a un'assenza di iniziative idonee. Iniziative da valutare attentamente. 
Appennino e Pollino le due realtá di maggiore spicco sulle quali si orientano molti sguardi. 
L'Appennino lucano invoca processi concreti per rendere compatibile il territorio della Val d'Agri con un turismo di livello e di alta qualità. Richiamato anche il ruolo guida  della Regione Basilicata. Inoltre, é stata sottolineata  la possibilità di un uso razionale a fini turistici delle risorse disponibili: un altro banco di prova decisivo.
Il presidente Domenico Totaro  insiste con molta fermezza sui controlli da attuare costantemente  e sulle ricadute positive sul territorio, a patto che non ci si distragga: il petrolio è una risorsa nazionale ma l'ambiente e gli abitanti delle località di estrazione vanno tenuti sotto stretto controllo, ribadisce Totaro. 
La battaglia per l'ambiente e la crescita economica è in effetti al primo punto della  scaletta  degli impegni che il Parco dell'Appennino ha assunto sin dal primo momento, chiedendo ripetutamente  una salvaguardia possibile del territorio e un'altrettanto possibile vigilanza sugli ecosistemi, sulla biodiversità e sulla salute degli abitanti del vasto comprensorio interessato al petrolio.  
Un parco, l'Appennino, che diventa elemento cardine nelle politiche per l'ambiente per il nuovo assessore della Basilicata, Berlinguer, e soprattutto per il Governo. Non vi è alcun dubbio, tenuto peraltro nella giusta considerazione  il fatto che l'impatto con il petrolio ormai avviene da anni e che la Basilicata finora è stata priva di un idoneo sistema di monitoraggio, non solo ambientale, ma ad ampio raggio, compresi gli stili di vita, l'acqua, l'atmosfera ecc. per fare riferimento agli indicatori più rilevanti.   
Il convegno di Federparchi è da considerarsi per questo un momento qualificante nella vicenda delle aree protette del Sud e non solo. Un punto di partenza nei primi giorni di un anno che potrá rivelarsi decisivo.

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