sabato 21 aprile 2012

VERITA' LONTANA, FORSE IRRAGGIUNGIBILE

Il dramma di Elisa Claps cade in momento senza precedenti non solo nella storia della Basilicata, ma del Paese e del mondo. 
Conflitti sociali di una violenza inaudita, uomini gli uni contro gli altri, nazioni allo sfascio, mentre in Italia non cessa la paura per il domani e lo spettacolo atroce della devastazione viene riproposto in questi giorni dalle immagini del "sacco" di Roma, ad ottobre 2011.   Una barbarie vera e propria! 
Immagini macabre  come quella dello scheletro di Elisa con le scarpe ancora incollate  alle ossa. Visioni da cancellare dalla mente, orribili e drammatiche. Anzi disumane, inconcepibili. 
Ma perché tutto questo? Perché si solleva dalla Trinità di Potenza un polverone che getta fango e discredito e non da' pace a nessuno? Anzi alimenta inevitabilmente l'odio ed il rancore. La rabbia. Il senso della vendetta. Perché tanti dubbi senza una risposta, per quanto minima? Eppure da quel 12 settembre sono trascorsi tanti anni. Troppi! 
Viene calpestato il diritto di tutti di conoscere la verità. Verita' e giustizia era scritto su uno striscione poco dopo il ritrovamento del corpo di Elisa nel sottotetto della Santissima Trinità. Quella verità e quella giustizia sembrano svanire di giorno in giorno. Sembrano diventare un sogno che alimenta tensioni e paure. Incertezze e dubbi. Anzi la certezza di una giustizia inesistente. 
Perché dunque tutto questo? Legittimo interrogarsi. Stando al racconto di alcuni  inquirenti, lontano da microfoni e telecamere, ci sarebbe stata la volontà di non procedere, di non andare fino in fondo, nei giorni e nelle ore successivi alla scomparsa di Elisa. Tutto questo trova riscontro nei mille ostacoli frapposti ad un'azione incisiva ed efficace della giustizia. Non una ma tante iniziative che hanno frenato, rallentato, reso impossibile ogni soluzione auspicabile. E sullo sfondo la nota diffusa dall'Ansa,  redatta da un inquirente che avrebbe subito scoperto tutto, la sera stessa di quel 12 settembre. Guarda caso, la nota (un rapporto interno riservato) viene diffusa 17 anni dopo, giusto per dire: ho fatto il mio dovere fino in fondo. Gli altri sono colpevoli di non avere agito come avrebbero dovuto. Documento autentico o un'altra finzione scenica? 
Questo inquirente - che ha lasciato la Questura - ha dunque la coscienza a posto. Almeno dice di averla. 
Dopo due anni dal ritrovamento del corpo di Elisa il silenzio e' calato sulle indagini: non ci sono e non ci saranno sviluppi. Non c'è da attendersi nulla. Bando a facili illusioni. La verità e' ancora tanto lontana. Forse  irraggiungibile!  

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