lunedì 12 marzo 2012

APPENNINO LUCANO - LA RIVISTA DEL PARCO NAZIONALE

Il lago del Pertusillo dall'elicottero (foto Rocco de Rosa)

Franco Vitelli, scrittore e docente universitario a Bari, accetta di parlare del nuovo libro su Leonardo Sinisgalli, che ha curato insieme a Sebastiano Martelli. Uscirà a breve. Gli dico che il pezzo sarà pubblicato nella Rivista On line del Parco Nazionale dell'Appennino lucano, Val d'Agri Lagonegrese e vedo che la cosa gli fa davvero piacere.
E' la prima opera monumentale sul poeta ingegnere di Montemurro, l'uomo che ha contribuito a fare della val d'Agri una terra simbolo di un rinnovamento culturale capace di ripagare la Basilicata per quella marginalità ancora duramente vera. Decisa a mietere le sue vittime, nonostante il gran parlare di sviluppo e progresso. E nonostante le mille promesse.
Bella idea, presentare un lavoro del genere. Quasi un omaggio alla Rivista del Parco che, a sua volta, rappresenta uno strumento per divulgare e far conoscere storia e natura, archeologia, scienza, cultura popolare insieme agli aspetti di una società attiva e dinamica.
Ecco, dunque, il compito della Rivista che il gruppo dirigente del Parco Nazionale dell'Appennino ha pienamente condiviso, considerandola anzi un' esigenza perchè il Parco non rimanga chiuso in sé stesso e riesca a promuovere una larga partecipazione, soprattutto dei giovani, alla sua vita quotidiana. Un'area protetta alle prese con mille problemi, senza escludere il petrolio. Anzitutto, in ogni caso, la capacità di difendere la sua identità. E non è cosa da poco. La Rivista sarà presentata nella Sede del Parco dell'Appennino lucano a metà aprile, nel corso di una conferenza stampa.   
La presentazione del libro su Sinisgalli è il biglietto da visita (non so, forse anche il fiore all'occhiello o il motivo conduttore) della Rivista on line. Un periodico, specie se sul Web, deve adempiere a un compito difficile. Entrare nelle pieghe di una realtà, aprire un dibattito, costruire le premesse perchè su tutto prevalga il senso della cultura da alimentare e costruire, se necessario, giorno per giorno. Con infaticabile dinamismo, come ripete il Commissario Domenico Totaro, un lavoratore a tempo pieno che nella difesa dell'ambiente continua a credere, eccome.

Una porta aperta
In effetti il Parco è una porta aperta per evitare che la più giovane tra le aree protette di rilievo nazionale si riduca a essere una zona da picnic, magari recintata fino all'incredibile, con vincoli e impedimenti destinati a favorire l'abbandono e lo spopolamento, senza alcun vantaggio per le popolazioni. Un rischio da non dover correre, osserva convinto il direttore Enzo Fogliano che vede nella struttura del periodico un motivo vero per far valere le ragioni della natura rispetto alle esigenze del petrolio. E non solo. Ma anche per dare sostanza ai vari progetti.
Ed è questa la tesi di Giancarlo Bruno, l'ingegnere di Satriano, anch'egli cittadino del Parco che, lontano mille miglia dalla Basilicata, commenta per Rai Uno le avventure dei bolidi in pista a trecento all'ora, minimo, in occasione delle varie competizioni di Formula Uno seguite da mezzo mondo. Motori e natura, un binomio possibile? Certamente, non esita a rispondere Giancarlo con l'aria del campione, da un lato, ma con il cuore di un lucano trapiantato altrove che non smette di sentirsi uomo del Sud, a tutti gli effetti.
Il racconto che fa della sua avventura è bello ed accattivante. Non sa di traumi vissuti per essere andato lontano, nella sua Milano che lo dirotta di volta in volta verso le mete delle varie competizioni. Vero conoscitore di ciò che accade, non solo in Ferrari, ma anche in altre case ritrova sè stesso quando dice che il Parco non può non essere sviluppo e che girando per il mondo gli è capitato, non una volta sola, di trovarsi in zone meno belle della Basilicata dove i parchi sono però una vera fortuna. Perchè non deve essere possibile anche da noi? Difficile dare una risposta. Dovrà assolutamente essere così anche per l'Appennino con la sua cultura, le sue cime, i suoi boschi. E quel verde che parla di una ricchezza forse mai sfiorata, ma che attende la Basilicata dietro l'angolo. Certo, bisogna saper svoltare e imboccare l'angolo giusto con la stessa determinazione di chi va incontro al suo domani, sicuro di incrociarlo.

Rocco ed Arisa cittadini del Parco
La lucanità di Sanremo è un segnale inatteso. A ben pensarci c'è da non credere ai nostri stessi occhi. Possibile che a San Remo si sia parlato nientemeno che della Basilicata? Si, Rocco Papaleo è venuto a Potenza per dire che il festival “lucano” non è stato un sogno. Tutt'altro. Ho incrociato Rocco nell'Aula Magna dell'Università della Basilicata e mi ha detto che finalmente sta bene, si sente in forma. E che la sua “paisana” la pignolese Arisa è un bel traguardo.
Poteva mai la Rivista ignorare questi meravigliosi segni del tempo che cambia? Poi questa ragazzina, che da sempre ha guardato il Pantano con diffidenza e noia, ora ha visto aprirsi davanti a sé altri orizzonti. Parla un linguaggio diverso di cui la stessa canzone La notte è un'espressione vera. Intimamente vissuta. Per quanto velata di rammarico e di un filo (ma forse più di un filo) di tristezza, esprime in ogni caso una forza interiore diversa. Una forza nuova che anima i sentimenti e fa vibrare le passioni.
Ecco dunque il compito della Rivista On line del Parco nazionale dell'Appennino lucano. Una vera sfida, non solo per i più increduli, ma anche per gli scettici, per quanti non vedono altro che cose negative e se necessario insuccessi. Questa è intanto la prima meta a giudicare dal giudizio di alcuni che, lontano dalla Basilicata, hanno già cominciato a credere in questa neonata realtà. Buon segno, non vi pare? 
                                                                                Rocco de Rosa

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