sabato 6 aprile 2019

"NON C'E' GIUSTIZIA, NON C'E' CERTEZZA DELLA PENA"



                         

La rassegnazione dei familiari delle vittime, al corteo per ricordare i dieci anni dal terremoto dell’Aquila, suona come un terribile atto di accusa. Non c’è stata una sola persona che abbia espresso un minimo di fiducia o di speranza nei confronti della magistratura, quella magistratura in grado di indagare, di accertare, di punire i colpevoli ma che non ha fatto praticamente nulla per le gravi carenze riscontrate dagli esperti nelle strutture degli edifici crollati come fuscelli nel sisma del capoluogo abruzzese.
E’ questo oggi il vero problema, il problema dei problemi: mettere i magistrati nella condizione di adempiere fino in fondo ai loro sacrosanti doveri e di dare risposte certe, non elusive o parziali, a chi ha perduto familiari o amici quella notte di dieci anni fa. 
Nessuno può dire, peraltro, che non fosse noto il grado di pericolosità di quelle zone, esposte al rischio sismico continuamente. Allora, ci si chiede, perché la casa dello studente e tanti altri edifici non avevano i necessari requisiti che la scienza e la tecnologia oggi mettono a disposizione? Perchè tanta leggerezza? Quanti interessi hanno determinato il risparmio nell’uso di materiali idonei a garantire una sicurezza vera?
Domande inevitabilmente senza risposta che sono di per sè un’accusa, pesante quanto un macigno.    

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