sabato 13 dicembre 2014
PER I PARCHI OCCORRONO SCELTE POLITICHE COERENTI E NON INCERTEZZE
Colle Gaudolino in estate (foto Josef Betz)
Il tema del rapporto tra parchi e politica ritorna in primo piano in seguito al riconoscimento della CETS al Parco nazionale del Pollino, il secondo parco lucano al quale è stata attribuita la Carta europea del turismo sostenibile. Un punto di partenza e non di arrivo. Un dato con cui bisognerà fare i conti, in ogni caso.
Mai come nel momento attuale l'intreccio tra le
aree protette e il progetto della politica, per un utilizzo di queste realtà a fini di uno sviluppo sostenibile, è apparso così strettamente collegato al quotidiano e alla prospettiva futura di un uso della risorsa ambiente equilibrato, ma soprattutto volto a creare nelle popolazioni concrete attese di lavoro e di crescita dell'economia. Ecco la responsabilità della politica, il vero nodo da sciogliere, nel particolare momento fatto di molta confusione, di contrasti e di pericolose lacerazioni.
Un benessere diffuso sul territorio dei parchi, e non solo appannaggio di pochi eletti, sarebbe quanto di meglio si possa realizzare in una situazione di crisi determinata dall'assenza di occasioni immediatamente fruibili, e aprendo nuove possibilità di espansione alle aree della montagna, costrette finora alla marginalità e all'isolamento. Se non al peggiore degrado.
Corrisponde tutto questo agli scenari che abbiamo sotto gli occhi, nella gestione di parchi e riserve naturali, nella Basilicata di Matera 2019? Interrogativo inevitabile al quale non è facile tuttavia dare delle risposte positive.
La Carta è uno degli elementi propulsori in questa dinamica di sviluppo potenziale: essa rappresenta anche per il Pollino una marcia importante verso scenari di generale rinnovamento del turismo tradizionale. Il ruolo degli operatori, il rapporto con le università e la conoscenza delle peculiarità del parco, ben oltre i limiti locali, sono punti qualificanti legati alla Cets.
Il Pollino costituisce di per sè una consolidata esperienza che non ha molto da chiedere alla politica, giacché vive non da oggi di luce propria. E' quanto pensano in molti. Ma in effetti così non è.
Il valore di un'idea politica di parco nazionale in piena regola è determinante per far vivere nel migliore dei modi anche il più grande parco nazionale del Sud con i suoi duecentomila ettari di superficie. E con risorse naturali di altissimo pregio.
Il turismo, specie se sostenibile, è da considerarsi pertanto espressione di una progettualità forte e compiuta.
Un parco non è una zona recintata da gestire e governare. Un parco è una fucina di idee, di programmi di salvaguardia e di iniziative non teoriche da mettere a frutto con lo sguardo rivolto all'oggi ma soprattutto ad una prospettiva per il medio - lungo periodo.
Del resto lo sta sperimentando il Parco nazionale dell'Appennino lucano che cerca oggi nella costituzione del direttivo e in vari dibattiti in corso la strada da intraprendere con certezza e senza tentennamenti per dare corpo a un futuro che non sia solo sulla carta. Se l'Appennino ha capacità di badare al suo domani lo si deve agli sforzi finora compiuti. Altrimenti questa zona avrebbe corso rischi molto seri, nel suo difficile confronto con il petrolio. Un confronto dalle conseguenze facilmente prevedibili, specie in un lungo arco di tempo.
Alimentare questo dibattito è compito primario della Rivista on line, la voce ufficiale del Parco, che sarà pubblicata in tempi brevi sul sito: parcoappenninolucano.it con lo scopo di di alimentare il dibattito e costruire informazione, ingredienti essenziali per poter crescere. Un dato politico di prima misura.
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