giovedì 25 dicembre 2014

CI SONO SPERANZE PER LA SORTE DEI DUE MARÒ?


A ben riflettere, tra i tanti problemi di fine anno con i quali il Paese reale è chiamato a misurarsi senza perdere un minuto di più,  c'è il dramma dei due fucilieri di marina ancora in India da tre anni, in attesa di una risoluzione. 
A Girone e Latorre le autorità indiane appaiono decisamente contrarie a riconoscere neppure una minima attenuante alla loro decisione di sparare ai due pescatori, scambiati realisticamente per dei pirati. Ecco il punto. Altro che passi avanti, compiuti in questi anni di detenzione  dei due militari. Tutto risulta azzerato e ridotto alla stregua di un pour parler. Possibile? Altro che.
All'orizzonte è buio pesto al punto da far commentare al premier Renzi: "Che pasticcio sui marò". 
Sicchè le varie speranze si stanno rivelando del tutto infondate e tali da complicare addirittura la questione che pesa come un macigno sul Governo e sul Presidente del Consiglio in prima persona. E rischia di incidere sulla credibilità dell'esecutivo.
A questo si aggiunge l'atteggiamento della Bonino, ex ministro degli Esteri, che critica la legge La Russa sulle regole d'ingaggio con una ingenua difesa d'ufficio della posizione del suo partito, addirittura all'epoca del varo della legge stessa, mentre da alcuni si auspicano  passi diplomatici e azioni di livello internazionale ed europeo, condotti con senso di concretezza e assoluto tempismo. La Bonino in effetti contesta, oggi, la scelta di organizzare le missioni italiane a supporto dei privati, senza regole chiare. 
Necessita un dibattito teorico o piuttosto occorrono azioni concrete, sul piano giuridico, per studiare i possibili sbocchi di una situazione decisamente ingarbugliata, e assai rischiosa per gli sviluppi imprevedibili ai quali è esposta.
Dopo mesi di inutili e apparenti trattative, la strada giusta sembra sottratta decisamente al confronto politico tra i due Stati e i rispettivi governi e affidata al vaglio della magistratura indiana. Sicchè, ci si chiede, cosa potrebbe accadere in caso di sentenza sfavorevole ai due militari italiani. E quale potrebbe essere il margine per un arbitrato internazionale che la Bonino propone.  
Un altro scoglio non semplice da superare. Per giunta quando l'intesa sembrava quasi a portata di mano e i margini di accordo erano ben più consistenti rispetto ad oggi, si è verificato subito dopo un ritorno a posizioni quanto meno intransigenti da parte del governo indiano.
Figurarsi in una situazione dominata dal pronunciamento della Suprema Corte di quel Paese che respinge in toto le richieste dei due fucilieri. Non c'è molto da sperare considerato che eccessive lungaggini e tempi morti hanno caratterizzato il passato. Se non una vera mancanza d'interesse per la questione. E c'è oggi finanche chi è ancora convinto che dovrebbe essere l'India a chiedere scusa per aver trattenuto per tre anni senza un preciso capo di accusa i due militari italiani. 
C'è una responsabilità non trascurabile nei confronti delle famiglie che non comprendono gli alti e bassi  di questi anni. Ma c'è soprattutto un fattore di credibilità Come finirà? Difficile, anzi impossibile prevederlo.

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