venerdì 20 luglio 2012

MELFI SENZA TRIBUNALE. UNO SCANDALO

Che il governo Monti stia superando ogni limite, ben oltre la decenza delle cose possibili, lo dimostra il provvedimento che abolisce i "piccoli" tribunali. E' il caso di Melfi. Centro della Basilicata di assoluto prestigio, per giunta con un carcere di massima sicurezza  in cui sono rinchiusi personaggi di rilievo, la città normanna assiste al taglio del Palazzo di giustizia, come se si trattasse di una mera operazione di carattere amministrativo, ispirata da normali esigenze di bilancio giusto per far quadrare i conti. 
La protesta di avvocati, operatori della giustizia, di semplici cittadini é più che legittima per una ragione fondamentale: é arrivato il momento di far  valere le ragioni di questa piccola ma non insignificante regione del Sud. É arrivato il momento di dire basta ad ogni iniziativa che serve a minimizzare, se non a rendere inconsistente, la presenza della Basilicata nel contesto nazionale. Ed é arrivato il momento di far sapere al mondo intero che questa terra contribuisce alla bolletta energetica nazionale per oltre il 10 per cento, nonostante ad accorgersene siano in pochi. Anzi in pochissimi. Lo sa il Presidente del Consiglio?
Storia, cultura, tradizioni, passato e presente di un popolo diventano cosí del tutto inutili: con o senza Nitti, con o senza il Tribunale di Melfi si va avanti lo stesso. Anzi meglio, recita inconsapevolmente il provvedimento del governo.
A questo punto qualcuno farebbe bene a spiegare se per caso con i 12 mila miliardi di euro custoditi nelle banche internazionali, presenti in Italia per buona parte, sia possibile frenare la scure dei tagli almeno a questi livelli. Certo, occorre una forte azione politica di cui nei decenni scorsi si é avvertita l'assenza, per dare alla Basilicata il peso che merita in un contesto nazionale e internazionale.
In un momento  cosí difficile e delicato la politica non puó sottrarsi ai suoi doveri. Non puó ignorare alcune fondamentali emergenze dalle quali dipende la perdita di quota inevitabile non solo della Basilicata, quanto di vaste aree del Paese. Soprattuto del Mezzogiorno.
I tagli apparentemente non risparmiano nessuno. Solo apparentemente. In realtà colpiscono le aree più fragili e  la loro possibile ripresa. Ma all'interno delle aree più fragili ci sono quelle che non hanno un peso politico e una forte capacità di far valere le proprie istanze. Lo dicono in molti, a cominciare da Confindustria.
Nel caso in cui il Tribunale di Melfi fosse abolito, come sembra ormai assai probabile, quando sarà possibile pensare di ripristinarlo per restituire importanza e dignità ad un centro tra i piú prestigiosi del Sud?  Forse nel prossimo millennio. Forse in un tempo del tutto ipotetico e indefinito.
Non é chiaro a chi muove le leve del potere che, risparmi a parte, qui si sta riscrivendo la storia di un popolo. Ma non nel senso del progresso, quanto di una pericolosa e assurda inversione marcia, di un arretramento spaventoso, ferma restando l'esigenza di una lotta senza quartiere a sprechi e inefficienze che, nonostante Monti, continuano a caratterizzare la vita pubblica. Ancora oggi. E non é poca cosa.
Cancellare la storia ed il passato non sempre deve essere possibile. Anzi, non bisogna consentirlo. Ecco perché, al di là di qualunque campanilismo, il popolo di Melfi fa bene a far sentire la sua voce. E soprattutto a non arrendersi. Accettare certe scelte sarebbe segno di debolezza e di incapacità di valutare i processi della storia e della politica, spesso incomprensibili, in assenza di una vera democrazia partecipata.  

Nessun commento:

Posta un commento