giovedì 6 maggio 2021

BASILICATA "GREEN" TRA STELLANTIS E PETROLIO



Intervistato da Giovanni Acquarulo, per radiouno Rai, un operaio della Sata di Melfi esprime tutte le sue preoccupazioni per l’attuale fermata dello stabilimento di San Nicola, ormai Stellantis in una dimensione internazionale, che avrebbe dovuto dare certezze ai lavoratori e alla stessa Basilicata. Ma sembra che non sia esattamente così, per quanto la sospensione temporanea della produzione fino al 10 maggio sia da attribuire alla mancanza di microchip, provocata dal blocco dell’indotto in seguito al Covid. Un fenomeno di cui nemmeno i sindacati riescono a darsi una spiegazione motivata, mentre la questione Melfi finisce in Parlamento con una interrogazione al Ministro Giorgetti.

Sono ormai lontani anni luce i tempi in cui con una telefonata a Emilio Colombo Giovanni Agnelli annunciò la scelta di San Nicola di Melfi per il nuovo insediamento industriale. La Basilicata si sentì ripagata di anni di marginalità economica e sociale. Sembrò che il vento fosse cambiato e una nuova era stesse lì lì per segnare la storia dei lucani fatta di attese interminabili e cosparsa di mille insoddisfazioni. 

Intorno a Melfi esplose un’attenzione mediatica e letteraria addirittura imprevedibile. Dall’Università di Arcavacata (Cosenza) andò alla Sata Domenico Cersosimo, all’epoca ricercatore tra i più attivi. Pubblicò un libro dal titolo Viaggio a Melfi - La Fiat oltre il fordismo. Era il 1994. Oggi cosa succede, quali gli scenari? 

La domanda è per Marcello Pittella, consigliere regionale, già Presidente della Basilicata.  

“Succede che un colosso come Stellantis decide di rivedere i suoi piani di investimento e produzione, ponendo un dubbio sulla stabilità e sull’attuale assetto dello stabilimento di San Nicola. A fronte di questo, governo regionale e governo nazionale dovrebbero prendere una posizione forte, sulla base della quale muoversi per salvaguardare Melfi per oggi e per la prospettiva. I temi sono due: come evitiamo scossoni e licenziamenti e come proiettiamo lo stabilimento verso il futuro.”


Altro argomento di primo piano la questione petrolio, con ricadute sull’occupazione, ancora del tutto insufficiente, e sul territorio che risente non poco della presenza delle trivelle. Il protocollo d’intesa tra Regione, Sindaci, Eni, Sindacati e Imprese apre delle prospettive. Pone sul tappeto questioni vecchie e nuove. Tuttavia il  rapporto tra i due grandi insediamenti (Val d’Agri e Tempa Rossa) con l’ambiente e le popolazioni sembra non del tutto risolto, mentre il prosieguo dell’attività estrattiva disegna scenari incerti per questa Basilicata “verde” ancora in attesa di risposte.  

“Resta in piedi il tema della decarbonizzazione e del post-petrolio. La ricontrattazione con Eni, che pure sembra chiusa in questi giorni, non si può liquidare solo con un quantum - tra l’altro ovvio e dovuto - ma imponeva ed impone un atteggiamento più lungimirante e strategico per la Basilicata. Penso agli investimenti dell’Idrogeno, sollecitati al governatore Bardi, mentre si sbandiera un progetto non chiaro e ahimoi penso poco realizzabile in Basilicata e poco efficace perché troppo generalista.” 


Nessun commento:

Posta un commento