giovedì 3 dicembre 2020

"SE DAVVERO MI AMI, NON RACCOGLIERMI"



                                 Angela Ferrara



Ultimo disperato appello di Angela Ferrara, la poetessa di Cersosimo uccisa dal marito. Una margherita “nuda nell’assolato prato, preda dell’ossessione”. 

Angela si sentiva, appunto, come un fiore strappato da mano  assassina, immagine inusuale ma di una straordinaria forza espressiva .

A questa donna simbolo l’Università della Basilicata e i sindacati hanno dedicato un premio per ricordare il suo sacrificio e mettere al bando quella violenza inspiegabile che colpisce mogli, fidanzate, compagne. Un vortice che non risparmia nessuna donna a qualunque latitudine e in qualunque zona del Paese. Non c’è un Nord evoluto e un Sud preda di vecchie incrostazioni. Non esiste alcuna distinzione, appunto. 

Il nome di Angela Ferrara, diventata espressione del femminicidio, lo ha ricordato nei mesi scorsi anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. 

Un volto semplice e intenso, quello di Angela, strappata alla vita. Perché? Nessuno mai riuscirà a scavare nell’indole dell’uomo che  dopo l’omicidio si è suicidato come accaduto in altre occasioni del genere. 

Ivana Pipponzi, Consigliera di Parità per la Basilicata, ha dedicato ad Angela, e a tante donne come Angela, una sua riflessione. 

La Pipponzi insiste sul ruolo della cultura per cambiare atteggiamenti aggressivi e forme di gelosia immotivate. “Occorre agire alle radici delle coscienze individuali e collettive, compito della scuola e non solo della società” precisa la Consigliera, ponendo in risalto che in molti casi gli autori di questa violenza intendono affermare la loro superiorità sulla donna, qualunque sia il suo ruolo e la condizione sociale. Una superiorità fisica, sessuale  apertamente ingiustificata.

Queste donne ritornano ancora oggi a essere una preda. Un oggetto posseduto, l’icona dell’appartenere a chi? A chi non è appagato di una presenza e per questo intende sfruttarla al massimo. Sottometterla ai suoi voleri. 

Una ragazza, figlia di persone umili e priva della mamma, è stata  picchiata ripetutamente da un padre padrone che lei accudiva e sottomessa fino all’incredibile. Anzi resa schiava con gravi ripercussioni sul suo equilibrio psichico. E’ accaduto in anni lontani nel potentino, per giunta complice un familiare della malcapitata che accettava i metodi violenti schierandosi dalla parte del padre per guadagnarsi le sue simpatie. 

Sensazioni e impulsi primordiali che nessuno riuscirà mai a indagare veramente a fondo, forse. Quel balenare della violenza che si traduce in terrore: ecco tutto.

Il premio, intitolato ad Angela Ferrara, è per questo uno sforzo da non sottovalutare,  con lo scopo di riscoprire il valore del rispetto della persona. Che molto spesso sfugge, ieri come oggi. Purtroppo.


      

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