domenica 16 giugno 2019

DI QUALE GIUSTIZIA PARLIAMO?



Non si tratta di una crisi, ma di un subbuglio. Di un terremoto senza fine ben oltre il decimo grado della scala Mercalli.
Un’autorevole testata nazionale titola: Caos nel CSM. Mai un titolo più appropriato in grado di fotografare una situazione ai limiti del recuperabile. 
Mai una espressione di profonda sfiducia è stata così capace di illustrare ciò che accade nell’organo di autogoverno dei giudici, con accuse incrociate, dimissioni a catena, ombre cariche di sospetti, timori fondati su un processo di degrado capace di coinvolgere tutto e tutti. 
Tutto ciò in vista del vertice di mercoledì a Palazzo Chigi tra il premier, il ministro della Giustizia e la Bongiorno, responsabile della Pubblica amministrazione. All’ordine del giorno la riforma della Giustizia, appunto, obiettivo allo stato dell’arte abbastanza arduo, se non addirittura impraticabile. Credo che si debbano riformare gli uomini e poi procedere eventualmente a cambiare l’apparato. Riformare gli uomini e le coscienze. Sfida ciclopica, impossibile. 
Considerazioni a parte, c’è da dire che non una sola ombra si proietta  intanto anche sulla periferia. Il repentino trasferimento di un PM, che fino a ieri sosteneva l’accusa  in un processo importantissimo sui danni all’ambiente e alla salute, la dice fin troppo lunga. Trasferimento dalla periferia ad un incarico romano prestigioso. Promoveatur ut amoveatur, dice il latino, (promuoverlo per rimuoverlo). Ma sarà proprio così o piuttosto la lauta ricompensa premia il disimpegno del noto Pubblico Ministero, a favore di chi ha deturpato, danneggiato irrimediabilmente l’ambiente e compromessa la salute di tanti cittadini? 

Lo scenario è raccapricciante, specie se osservato dalla parte del cittadino inerme, che chiede, cerca, si illude di avere giustizia. Sottolineo: si illude. Perché di pura illusione purtroppo  si tratta.       

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