sabato 21 maggio 2011

La morte di Roberto Morrione

La morte di Roberto Morrione riempie di tristezza quanti lo hanno conosciuto, nella grande famiglia della Rai. Tra i giornalisti, i tecnici, i programmisti. La gente di TV, insomma.
Giornalista attento, raffinato. Cronista capace di cogliere gli aspetti evidenti e quelli meno appariscenti del nostro lavoro.
Dotato di uno straordinario senso della completezza, Roberto ha sempre creduto nel suo lavoro e nell'azienda in cui ha esercitato con vigore e con passione la sua funzione.
Gli anni più fruttuosi sono stati quelli che hanno assistito alla Riforma, in un turbine di punti di vista, di opinioni politiche ma anche di contrasti molto forti, fino a diventare addirittura implacabili.
Per lui la migliore garanzia è sempre stato il pluralismo. Ricordo le riunioni romane in cui prendeva la parola con il suo stile sobrio e determinato, capace di additare tuttavia certe manchevolezze, frutto spesso di un esercizio distorto del potere. Grande comunicatore, Morrione riusciva sempre a polarizzare l'attenzione di noi giovani giornalisti che da lui aspettavamo un consiglio, una indicazione, un giudizio per fare al meglio il nostro lavoro. E il suo consiglio, anche sugli argomenti più spinosi, non tardava a giungere con la solita disponibilità del collega e dell'amico.
Ho avuto la fortuna di incontrare Roberto per l'ultima volta due mesi fa a Potenza, in occasione della manifestazione di Libera, partecipando a un dibatttito che lui coordinava con lo stile e la pacatezza di sempre. Il male lo aveva già consumato, ma non lo aveva reso irriconoscibile nel suo modo di fare da autentico professionista e di attento osservatore. Ci salutammo, sperando di rivederci a Roma o in altra analoga circostanza. Poi la notizia della sua morte, che nessuno aspettava. Eravamo tutti convinti che la malattia non riuscisse a vincere il suo entusiasmo. 
Ciao Roberto.  

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