venerdì 26 luglio 2024

IL PARCO DEL VULTURE, UN VERO BANCO DI PROVA



                            


Il Vulture dall'alto (foto De Rosa - Riproduzione riservata) 


Con un convegno sul tema delle produzioni di spicco del Vulture, lo zafferano in prima linea, il Parco naturale entra nella dimensione del confronto e del dibattito a tutto campo sulle scelte che attendono la più giovane area protetta della Basilicata. 

Introduzione della Presidente, Francesca Di Lucchio, sugli orizzonti che si aprono e sulle scelte da compiere: una anzitutto, riqualificare il territorio dei laghi con una complessa operazione in grado di superare la baraccopoli attuale e il disordine urbanistico accumulato in questi decenni. 

Parterre di tutto rilievo con la presenza dei responsabili di Ambiente e Agricoltura, Mongiello e Cicala, del Direttore generale dell’Apt, Nicoletti, di esponenti dell’Unibas.

Obiettivo del convegno (in programma il 31 luglio nell’Abbazia di Monticchio laghi con inizio alle 10) è quello di mettere in luce le peculiarità di un’area dalle mille risorse, dai laghi ai boschi, all’agricoltura di qualità, fino alla zona Troposcatter, in cima alla montagna, che riporta ai tempi della guerra fredda, per la quale la Presidente del Parco ha indirizzato al Ministero della Difesa la richiesta di una possibile fruizione a scopi didattici e turistici.  

Il Vulture è un concentrato di storia, di archeologia, di ambiente ancora per buona parte integro, con le ricerche sulla geologia del Vulcano che sembra essere esploso qualcosa come 800 mila anni fa, senza escludere il capitolo delle acque minerali con riferimento al centenario della fonte Traficante nel 1996. 

Insomma un bagaglio enorme di questioni tuttora aperte, alle quali il Parco è chiamato a dare delle risposte. Oltretutto il massiccio del Vulture è davvero un unicum in campo nazionale e non solo: un turismo di qualità rappresenta l’unica ipotesi possibile da contrapporre al mordi e fuggi indecoroso delle varie pasquette e dei tanti ferragosto con mucchi di rifiuti abbandonati sulle rive dei laghi. Uno scempio da evitare a tutti i costi. 


                        


Il rifugio antiaereo e la croce dei primi del Novecento nella zona interforze a Monte Vulture
(foto De Rosa - Riproduzione riservata) 

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