mercoledì 1 marzo 2023

"PERCHE' ARRIVIAMO SEMPRE DOPO LA MORTE?"


                           Le bare dei migranti


Interrogativo che riempie di angoscia e suona come una condanna, di fronte alle 67 bare allineate perfettamente nel Palazzetto dello sport, con un ordine perfetto che fa da contraltare al subbuglio, alla rovina, alla confusione estrema nei momenti della sciagura del barcone sulle coste calabresi. Tra quelle bare regna un silenzio inverosimile, rotto da qualche singhiozzo e dal dolore dei parenti.

Si, è vero. Arriviamo sempre dopo la morte, come se le tante, troppe disgrazie nel Mediterraneo non avessero insegnato nulla a nessuno. 

Eppure si continua a morire, mentre divampa la polemica su cosa andava fatto per evitare questa immane disgrazia. Non solo. Ma anche su come comportarsi nei momenti durissimi del dopo per essere “adeguati” e scongiurare il rischio di un parlare fuori luogo.  

C’era un radar sulla costa, con una portata di oltre 500 miglia. E c’erano delle navi in grado di affrontare il mare anche in condizioni proibitive. Di questo non si parla, se non a denti stretti per il timore di dire un particolare compromettente. Che può sconvolgere gli scenari.

Ricordiamoci: non c’è un problema di linea politica da seguire o non seguire. C’è un problema grande quanto un enorme macigno che pesa sulle coscienze dell’umanità.

Gli sbarchi sono iniziati anni e anni orsono e continueranno data la dimensione del problema determinata non da fatti del momento, ma da situazioni insuperabili e ormai incancrenite. I migranti provengono dall’Afghanistan, dal Pakistan e finanche dall’Iran.

Basta questo a delineare la portata di una questione ben più grande delle polemiche e del polverone in atto.   

 

Nessun commento:

Posta un commento