giovedì 17 febbraio 2022

"UNA FALSA RIVOLUZIONE"



                                       

              L'ex PM Antonio di Pietro (foto De Rosa - riproduzione riservata)

Tonino Di Pietro ha preferito rimanere nella sua casa in Molise e non partecipare alle “celebrazioni” per il trentennale di Mani Pulite, una ricorrenza che dovrebbe far riflettere anzitutto i magistrati, nel momento in cui si ritorna a parlare di responsabilità diretta negata dalla Consulta che ha bocciato il referendum.

Al di là di ogni considerazione, c’è da interrogarsi soprattutto oggi sui risultati che quella stagione di indagini, di arresti, di suicidi di imprenditori e non solo ha realmente prodotto. 

Mario Chiesa è rimasto un simbolo delle mazzette al Pio Albergo Trivulzio di Milano, un simbolo ignorato e dimenticato dai più che in quel momento lo considerarono uno dei tanti abituati a far ricorso a questo metodo. Uno dei tanti. Se la mazzetta era un sotterfugio, la sua garanzia era data dall’astuzia di chi la gestiva e dalla impenetrabilità di certi meccanismi, propri del sistema politico.

Al 99 per cento della popolazione, presa da ben altri problemi, il nome di Chiesa oggi non significa nulla, salvo a leggerlo su un giornale o a sentirlo in tv per poi dimenticarlo qualche istante dopo.

Piercamillo Davigo, altro personaggio altisonante di quella stagione, oggi è chiamato a rispondere di rivelazione del segreto d’ufficio a Brescia. 

Frattanto Claudio Martelli, famoso esponente del PSI all’epoca, parla di Tangentopoli e la definisce “una falsa rivoluzione”. 

Cosa ha rappresentato in concreto quel risveglio, improvviso e roboante, da parte dei PM che fino ad allora erano rimasti praticamente in silenzio? Come va letto e interpretato quel tempo?

Perché ad un tratto Di Pietro si toglie la toga, quasi buttandola via come uno straccio, per poi dedicarsi alla politica?  

Interrogativi senza risposta  e peraltro inquietanti. Appunto, a chi spetta dare una risposta, ora quanto mai necessaria e urgente, nonostante siano trascorsi tre decenni. Anzi proprio per questo.

Oggi siamo in presenza di un livello di corruzione capace di corrodere alle radici non tanto la democrazia, quanto l’apparato stesso dello Stato. Di sovvertire gran parte della macchina pubblica e privata. Gli scenari che giornali e TV ci sottopongono sono spesso impressionanti e riconducono inevitabilmente al tempo di Mani Pulite, forse un collegamento non solo ideale. Un tempo mai interrotto?

Ma è ancor più impressionante chiedersi da cosa è nata davvero quella inchiesta di Milano, una parentesi inedita e sorprendente della vita italiana in cui c’è di tutto. Oggi come ieri. E forse come domani! 

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