giovedì 30 luglio 2020

UN "CONFUSO PRESENTE" ANCHE PER LA SCIENZA?




                        
Francesco La Rocca



Corrado Augias nel suo ultimo libro parla di un confuso presente. Si riferisce a tutti i campi della vita sociale, civile, economica, senza escludere il mondo della scienza che, per quanto rappresenti una realtà del tutto atipica rispetto al quotidiano di ciascuno, esprime tuttavia tante tensioni e forse anche una certa confusione in questo dopo chiusura generale che impone una rivisitazione dei rispettivi ruoli, nel quadro di un cambiamento imprevisto e imprevedibile.
Ormai si sente dire da più parti che il virus ha terribilmente cambiato la vita di tutti. Forse è vero, anzi è vero senz’altro. 
Ma ci sono delle dinamiche, diciamo pure dei retroscena, che sfuggono spesso ad una valutazione completa e oggettivamente valida. Cosa è accaduto, ad esempio, nel campo della scienza e in quello, ancor più delicato, della ricerca? Senza dubbio tanto.  Se non altro mentre prima questo era argomento per addetti ai lavori, da febbraio è questione che interessa tutti, dagli operai alle casalinghe. Francamente non è poco. 
Francesco La Rocca è tra i ricercatori lucani più giovani. E’ un biologo molecolare che ha lavorato in diverse realtà europee. Oggi è al Crob di Rionero.
“Discorso lungo e assai complesso quello della ricerca, specie al Sud e non solo. Un settore che dispone di risorse assai scarse. Spesso insufficienti. Risorse però utilizzate al meglio, oggettivamente. Ed è un dato di fatto da non sottovalutare.”

Parliamo del vaccino. Quello più “accreditato” è  una sorta di coproduzione tra Pomezia e Oxford. 

“Un dato di fatto e una collaborazione che coinvolge diverse punte avanzate nel settore farmaceutico, anche. Non dimentichiamo poi l’indotto. 
Esiste tuttavia una vasta collaborazione nell’ambito di questo scenario, considerando in ogni caso che il Nord ha carte importanti da giocare e che, scendendo al Sud, la forbice si allarga in ordine alle opportunità: in fondo questo discorso marcia di pari passo, a voler fare un paragone, con quello delle infrastrutture. Purtroppo è così, occorre prendere atto.
Per quanto riguarda poi la questione vaccini, ci sono quelli più promettenti che utilizzano l’acido nucleico del virus per produrre degli anticorpi, come ci sono altre aziende che hanno prodotto delle piccole proteine che sono sulla superficie, la famosa corona del coronavirus. E’ in atto una sorta di competizione. Certo, qualunque persona del settore  sostiene che solo il tempo riuscirà a dare risposte certe, a parte dei risultati preliminari per quanto positivi.”

A proposito dei tempi quali previsioni possono rivelarsi valide, considerato che il vaccino va immesso sul mercato in dosi elevate. Anzi elevatissime.

“Si parla per ora della fine dell’anno, degli inizi del 2021. Ma la sfida appunto consiste nel trasformare il vaccino in milioni di dosi. Anche a livello industriale sarà uno sforzo non da poco. Si mobiliterà un apparato difficile da descrivere e forse anche soltanto da immaginare. Possibile una partnership tra aziende, università, indotti di ricerca con la presenza di grosse realtà industriali. Questo almeno sembra auspicabile. 
Vorrei ad ogni modo esprimere una mia personale opinione: in tv sono intervenuti tanti virologi e pochi epidemiologi, questi ultimi informati sul serio sull’andamento dell’epidemia a livello mondiale, per dare informazioni di carattere rigorosamente scientifico. E quindi informazioni valide e rigorosamente attendibili.” 

Ecco, appunto. In questo periodo c’è per così dire un clima non facile da comprendere, almeno per la gente comune. Che aria si respira oggi nella comunità scientifica?

“Diciamo che un po’ tutta la ricerca si sta convertendo e sta orientandosi verso gli scenari del Covid perché ci sono dei finanziamenti specifici. Naturalmente ci sono delle posizioni apprezzabili che esercitano un richiamo perché venga dato il giusto valore a  specifiche competenze. E ci sono anche posizioni meno condivisibili nell’attuale dibattito in corso. 
Gli studi sui virus avevano subito un rallentamento e ora sono ripresi con grande vigore. Personalmente sono del parere che le competenze vadano assolutamente rispettate, qualunque sia il momento. E poi vedo una tendenza a pubblicare alcuni dati, quelli migliori, mettendo in ombra quelli meno positivi, diciamo pure. La verità andrebbe detta sempre e comunque, se non altro per rispetto della pubblica opinione e non solo dei punti di vista scientifici. Mi sembra, per concludere, che ciò sia un particolare degno del massimo rilievo. Per altro verso non vanno sottovalutati gli interessi in campo. Molti, davvero molti.” 

   
     

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