venerdì 31 luglio 2020

INTESA SAN PAOLO - UBI BANCA, UN GIGANTE CHE FA PAURA




                   

               

Serpeggia un certo malumore in seguito alla nascita del nuovo colosso Intesa San Paolo - Ubi Banca e non si tratta evidentemente di una semplice espressione di giudizi da parte di ambienti esclusi dalle ricadute della fusione. 
Il punto di vista dell’Antitrust al riguardo è quanto mai netto e inequivocabile: “sostanziale inefficacia dell’accordo rispetto alle criticità in altre aree del territorio italiano, diverse dalle province del Nord - Ovest.”
Secondo stime attendibili, infatti, il 70 % della clientela risiede nelle regioni settentrionali. Ennesima esclusione del Centro Sud, in particolare del Mezzogiorno? Sembra non ci siano dubbi in proposito. 
Ma la questione alla base del malcontento risiede nel rischio, paventato da molti ambienti non solo meridionali, che il colosso rappresenti sin da ora un ostacolo al dialogo con piccole e medie realtà imprenditoriali  anche del Nord. Quindi non solo del Sud. Realtà escluse in partenza da ogni possibilità di approccio con il nuovo gigante che sembra godere di ottima salute con una liquidità pari a 4 miliardi al momento e con una previsione di raggiungere nel 2022 un utile di 5 miliardi.
Ci sarebbe da fare mille riflessioni sulla fusione. Una in prima battuta: il Sud escluso da sempre dai circuiti della crescita economica del Paese continua a essere escluso.
Ci sono poi molti interrogativi sul comportamento della BCE che schiaccia praticamente il mondo dei piccoli per supportare il gigantismo della nuova fusione. Da che parte sta la BCE e quale sarà la destinazione degli utili? Domande inevitabili ma per ora senza risposte, data anche la complessità dell’operazione. Domande destinate a rimanere prevedibilmente senza risposte.   

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