giovedì 18 luglio 2019

CAMLLERI RACCONTA L'ARCANO DELLA SUA LINGUA


                    

Andrea Camilleri


Valanghe di testimonianze, di interviste, di commenti di autorevoli personalità e di semplici cittadini per celebrare il successo di Andrea Camilleri nel giorno dell’addio. 
Trasmissioni come Radio anch’io hanno radicalmente modificato la scaletta da ieri, il giorno della morte del grande siciliano, per cercare di spiegare quel misterioso successo che ha finito per coinvolgere milioni di persone. Se Camilleri avesse scritto in un perfetto italiano così non sarebbe stato e l’autore non avrebbe avuto se non una rituale citazione che accompagna la morte di illustri esponenti del mondo della cultura e dell’arte.
Invece il fascino struggente del suo raccontare in un siciliano popolare e colto, al tempo stesso, ha mietuto straordinari consensi. Perché? Perché quella lingua è di per sé teatro, immaginazione, fotografia di un mondo reale e impenetrabile a tratti. Un mondo descritto da Verga e Pirandello, da Sciascia ma senza il palcoscenico quotidiano dei media. Senza quella forte capacità di divulgare il linguaggio che penetra, illustra, sottindente e racconta mille situazione fino a quel momento ignote ai più, nonostante la volontà di scoprire di tanti, di molti lettori.
Montalbano non è un lavoro televisivo come mille altri. E’ un tentativo riuscito di lanciare fasci di luce su ciò che non sappiamo eppure ci appartiene indiscutibilmente. 
Questo il successo di Camilleri, legato per molti versi alla sua figura, alla sua personalità intransigente e dissacrante, spesso. Anzi sempre. Che in televisione acquista la dignità e la potenza espressiva  del mito da conoscere per impossessarsene da parte di ciascuno.    

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