Non
solo la crisi mette in ginocchio l'economia, ma determina effetti
irragionevoli, assurdi, finanche indicibili. Genera fame di potere,
alimenta inspiegabili appetiti e comportamenti del tutto irrazionali
dei quali, fino a qualche anno addietro, ci saremmo tutti vergognati.
Tutti, senza distinzione alcuna.
Non ci
sono altre spiegazioni per una lettura realista della vergogna messa
in scena alla Camera dei Deputati, qualche giorno fa, e che continua
ad avere in televisione e sui media giustamente un seguito.
La
pagina orribile di vita parlamentare che nessuno, sfido chiunque,
avrebbe immaginato si è risolta in una schifosa bagarre, ed ha
fatto leva su bassezze di ogni genere, verbali e gestuali, alle quali si tenta di dare finanche una spiegazione.
C'è stato
chi è arrivato al punto da chiedere cosa sarebbe stato
possibile fare, per un maschietto, qualora questi si fosse trovato da
solo in macchina con la Presidente Boldrini. Domanda geniale!
Purtroppo
il problema non sono soltanto i comportamenti indegni di chi
dovrebbe rappresentare il Paese, quanto piuttosto l'assenza in questi
comportamenti di qualunque parvenza del senso della politica,
giacchè politica ha un significato ben preciso: vuol dire governare
la polis, la città. Indicare uno sbocco ai problemi della gente.
Mettere a punto scelte e meccanismi in grado di fornire risposte
precise in una realtà che definire in crisi è ben poco. Una realtà
lacerata da mille eventi in cui la legalità ed il concetto di Stato
appaiono assolutamente sbiaditi, se non del tutto cancellati.
Terribilmente assenti.
Il
problema che ora si pone è ben altro. Come proseguire in un clima
del genere, che ha inevitabilmente scavato un solco profondo tra la
correttezza e il legittimo dissenso. Tra legalità e libero arbitrio.
La presidenza e gli organi costituzionali, dai quali dipende
l'attività parlamentare, dispongono dei mezzi per operare una sorta
di rieducazione, di ritorno alla piena normalità, di ripristino
delle regole?
Ecco il
quesito che si pone ragionevolmente. Un calendario dell'attività
parlamentare, ad un anno ormai dalle elezioni politiche, è davvero
al riparo da estremismi esasperati e quali garanzie esistono
all'indomani dei gravi tumulti?
In
quelle ore e in quei momenti la sensazione di essere a Kiev e non
Italia era chiara e netta. Come netta era e rimane l'assenza di
qualunque principio di democrazia, in quegli ambienti e non solo.
Drammatica considerazione, dettata purtroppo dalla realtà delle
cose.
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