domenica 9 febbraio 2014

AGRICOLTURA IN CRISI: LA BASILICATA DEVE RESTITUIRE MILIONI DI EURO ALLA CEE



120 milioni di euro. Di più e non un centesimo in meno: questa l'enorme cifra che la Basilicata sarà costretta a rimborsare all'Europa  per il mancato utilizzo dei fondi provenienti da vari capitoli di spesa, a tutt'oggi  inutilizzati in agricoltura, nonostante la richiesta di interventi e di misure per fronteggiare la pesante crisi ed i vari disastri ambientali con allagamenti e inondazioni.
Una cifra da capogiro, che spiega molti dubbi in ordine ai temi dell'occupazione e della mancata crescita di interi comparti del mondo rurale, ormai irrimediabilmente in ginocchio a giudizio di molti osservatori a causa delle conseguenze drammatiche per il susseguirsi di anni difficili. 
Sulla gravissima questione del rimborso dei soldi interviene il neo assessore all'agricoltura della Basilicata, Michele Ottati, il quale sostiene in una serie di incontri porta a porta con il mondo delle campagne che "siamo difronte a un fenomeno gravissimo, e dal quale è possibile uscire solo con interventi rigorosi e con una vasta e capillare ricognizione dello stato delle cose da attuare nel tempo. Nel corso dei prossimi anni. E con una diversa programmazione degli interventi."
Ottati, considerato uno dei migliori funzionari della CEE, sta cercando di valutare la situazione in atto, prendendo in esame sia le aziende di un certo livello, ma anche quelle di proporzioni più modeste, destinate tuttavia a essere presenti con successo sullo scenario produttivo. Quell'agricoltura di famiglia, per intenderci, che si apre tuttavia a nuovi sbocchi.
Quali le ragioni e quali soprattutto le cause reali alla base di un fatto di questa portata? Domanda inevitabile, a fronte di un disastro di simili proporzioni destinato a creare allarme, non solo nelle campagne, ma a vari livelli. Certo, le responsabilità maggiori ricadono non sugli agricoltori quanto su anni e anni di gestione dissennata di questo settore, con riflessi nel medio-lungo periodo, in rapporto anche all'entità della crisi in atto. Un profondo distacco si è verificato tra chi ha avuto nelle mani il governo della Basilicata e chi va avanti a stento, badando non solo al giorno per giorno quanto alle scadenze che incombono.
Non è tutto. Ben cinquecento aziende risultano oggi beneficiarie di contributi di una certa entità che però, al momento, non sono stati utilizzati. Il dipartimento Agricoltura ha chiesto ai rispettivi titolari di impiegare il denaro o, in assenza di iniziative, di restituire  urgentemente l'intero importo. 
Ritornano alla mente alcuni interrogativi: come e perchè non è stato consentito alla Basilicata di compiere il tanto atteso salto di qualità negli ultimi decenni. Perchè è mancato lo slancio necessario, la capacitá di  intendere l'agricoltura per quello che è, vale a dire un elemento base dello sviluppo, un'attività legata alla tradizione produttiva del Sud, un vero asse portante della crescita economica e sociale delle aree interne e di importanti territori costieri.
Porre rimedio non sará facile, è fin troppo ovvio. Anzi comporterà davvero sforzi enormi nella speranza che si riesca a recuperare, almeno in parte, il terreno perduto.
La notizia dei milioni da restituire suscita incredulità e sgomento. Forse più sgomento che incredulità soprattutto se si guarda al passato, alla superficialità di certe scelte, all'abbandono e all'inefficienza più volte riscontrati nella gestione della cosa pubblica e del denaro. Un triste destino per la Basilicata del dopo Carlo Levi. 
Terreni agricoli nel Parco nazionale dell'Appennino l.

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