lunedì 23 settembre 2013

IL SEGNO DELLA SVOLTA




Ormai è un dato di fatto, non più soltanto una speranza per chi ha invocato per anni il cambiamento nella piccola, ma non insignificante, Basilicata. 
La vittoria di Marcello Pittella alle primarie del Pd è qualcosa di più di un dato politico fine a sè stesso. Va intesa come una svolta sociale oltre a rappresentare una speranza concreta per un futuro diverso, soprattutto per tanti giovani lucani costretti a intraprendere le strade del Nord per garantirsi un lavoro. Si  un lavoro che dia a ciascuno la necessaria dignitá. 
Ragionare sulla vittoria di Marcello è molto importante. Ma ancora di più lo è affrontare le ragioni vere di un successo atteso e sudato, non solo dal candidato in prima persona. Ma da tanti e tanti cittadini onesti, stanchi di assistere a una progressiva perdita di quota di questa regione, peraltro inversamente proporzionale alle sue risorse, alle ricchezze di cui dispone, al suo ingente patrimonio naturale e culturale enormemente danneggiati dalla logica delle segreterie di partito e dal peso di certi pacchetti di voti, francamente negativi e ingombranti. 
Ha scritto su Fb un elettore di destra: oltre 500 persone legate al Pdl hanno votato alle primarie del Pd. Non è uno scandalo, meno che mai un'anomalia e c'è da ritenere questa sua affermazione corrispondente al vero per un'ansia di giustizia quanto mai legittima, nata dall'esigenza di non ripudiare più la propria  casa, perchè malsana e non accogliente. Ma di rimanere a vivere in un ambiente idoneo, che raccolga le attese di tutti trasformandole in realtá. 
La Basilicata oggi è allo sfascio. Bisogna prendere atto di una sciagurata condizione provocata dai personalismi, dalle clientele, dal potere logoro e inefficiente. Dalle coperture politiche date ai grandi elettori o agli amici dei grandi elettori. Da una ipocrisia strisciante e nauseabonda, assurta a sistema di vita.
Peraltro un'intera classe politica è oggi impegnata nel tentativo di trovare una giustificazione ai reati contestati dai Pm. Colpa dei portaborse, dei segretari personali incapaci di amministrare bene un patrimonio dal quale poteva dipendere qualcosa di più di un semplice arricchimento, si sente dire da qualcuno. Ora siamo davvero alla resa dei conti, a quel "redde rationem" inevitabile in tutto e per tutto. 
Un dato è certo: alle logiche politiche tradizionali si sostituisce oggi un movimento di pensiero da alimentare a tutti i costi. Da far vivere nelle coscienze. Da rendere forte e preponderante come non mai, a partire dai tempi del Risorgimento.
La vittoria di Marcello Pittella cade peraltro in un giorno importante: il giorno del trapasso di Padre Pio, umile frate, mediatore tra il Cristo risorto e l'umanitá del nostro tempo, logorata dal potere e dal dio denaro, come ci ricorda Papa Francesco. Nel 1956, a chi gli chiese un giudizio sulla politica, Padre Pio rispose con una frase lapidaria: "confusione di idee e predominio di ladri".  

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