Nell'inchiesta
sulle presunte spese pazze di consiglieri e assessori della
Basilicata occorre distinguere tra le spese, diciamo pure normali,
per l'esercizio dell'attività e il malaffare come tale. La truffa e
le ruberie vere e proprie. Questo sembra più che ovvio, alla luce di
un minimo di logica che cerca di affermare il diritto degli
amministratori di essere al passo con i tempi e l'esigenza primaria
di poter competere in una realtá, nazionale e internazionale, di un
certo livello. Giornali, aggiornamento professionale e altro rientra in questo ambito. Risparmiare 600 euro togliendo i giornali a
Santochirico, presidente del Consiglio regionale lucano, non è da
considerarsi per questo una scelta adeguata e meno che mai intelligente.
Tutt'altro.
Il
problema di fondo consiste piuttosto in quel libero arbitrio che
continua a fornire inevitabilmente alla politica tutti gli strumenti
per decidere, scegliere, determinare senza dar conto a nessuno del
proprio operato in nome di una democrazia rappresentativa tutt'altro
che trasparente in molti casi. Ecco il punto centrale di tutta la
questione che, perciò stesso, appare difficile da mettere a fuoco,
non solo in rapporto alla vicenda delle ricevute e dei rimborsi,
quanto in relazione a scelte arbitrarie e inconfutabili nell'ambito
dell'attivitá svolta.
Certo,
le feste di compleanno e le bottiglie di champagne offerte con i
soldi pubblici sono davvero uno scandalo tanto più grave quanto
banale e impensabile, pertanto indifendibile e assurdo. Rivelano, se
accertate, una mentalitá diffusa della casta, che a questo punto non
può essere definita in modo diverso. Il termine classe politica
finisce per essere addirittura inadeguato, fatti salvi i
comportamenti di chi non usa certi metodi e agisce correttamente.
Sicchè
il libero arbitrio, in effetti, appare come l'unico elemento in grado
di determinare davvero il divario esistente tra la grande
disponibilità di risorse della Basilicata e il suo andare avanti in
modo stentato, con privilegi enormi per alcuni e difficoltà
serissime per la maggior parte, giovani in prima linea, costretti a
considerare la possibilitá di emigrare come un bene. Un dato
positivo. Una scelta appropriata in alternativa alla disoccupazione e
allo spettro della fame.
De
Filippo dovrebbe riflettere su questo divario che ogni giorno di più
acquista consistenza, al di là di opinioni politiche e di pareri
personali sui criteri della gestione della cosa pubblica. Chi mai ha
chiesto di sapere quanto frutta alle compagnie petrolifere
l'estrazione del greggio dal sottosuolo della Basilicata, in modo da stabilire un nesso tra la risorsa offerta e la condizione degli abitanti? Chi mai ha
fatto un bilancio della disponibilitá del bene ambiente e della sua
possibile ricaduta sull'economia locale, qualora scelte opportune e
adeguate fossero messe in campo?
Un
esempio per tutti. L'associazione dei direttori d'Albergo cerca in
questi giorni di promuovere iniziative per dare ossigeno a un
comparto vitale qual è il turismo in questa regione. Si tratta di
una iniziativa isolata, tuttavia, che potrá dare ben pochi frutti
concreti, almeno nel breve e medio periodo. Una voce nel deserto
perché tanto le scelte da fare non competono certo ai direttori
d'albergo, ma a chi sta ben più in alto e finisce per anteporre
interessi di gruppi di potere alle esigenze legittime di una terra
sottoposta ogni giorno alla spoliazione. Al degrado, responsabile di
quelle risposte inadeguate e insufficienti, incapaci di determinare
la necessaria svolta, ormai non più rinviabile.
In questo panorama, l'agire dei furbi riveste un significato ancor più grave e lacerante. Senz'altro inammissibile, a dir poco.
In questo panorama, l'agire dei furbi riveste un significato ancor più grave e lacerante. Senz'altro inammissibile, a dir poco.
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