martedì 15 gennaio 2013

VENTI ANNI DI MAFIE



Venti anni fa l'arresto del capo di Cosa Nostra, Totò Riina. Un lungo arco di tempo ci separa da quell'evento considerato storico, non so se a ragione o a torto. La mafia intanto è cresciuta, si  è radicata sul territorio, continua ad avere molti "iscritti". Recentemente la trasmissione di Radio Uno Rai, Prima di tutto, ha intervistato un magistrato esperto nel settore che ha fatto notare la straordinaria crescita della 'ndrangheta, ormai forte di migliaia di adesioni di persone appartenenti a qualunque categoria sociale. Uomini e donne, in Italia e all'estero, ragazzi, studenti, lavoratori, professionisti, disoccupati: tutti conquistati dal fascino del potere mafioso che impone regole precise e codici di comportamento. A fronte di questa crescita davvero straordinaria, si fa notare che i pentiti sono meno di cento, ripudiati dalle famiglie e additati dai capi come un bubbone da estirpare. 
Di tutto questo si sente parlare ben poco se non fosse per il sindaco di Corleone, Leoluchina Savona, che ha chiesto scusa a tutte le vittime di mafia per il sangue versato.  Versato non invano, dice il primo cittadino del paese simbolo di quella Sicilia purtroppo legata all'immagine delle stragi, di una mafia potente e inespugnabile. Una Sicilia che annovera in ogni caso uomini e donne onesti, estranei a quel mondo che parla con le armi e mira a distruggere ogni speranza di democrazia e di cambiamento. 
Non so quanto un argomento del genere è davvero al centro di una campagna elettorale tutta giocata sul braccio di ferro tra personaggi di spicco che continuano a dominare la scena del Paese. Una campagna elettorale lanciata alla conquista dei voti, in cui si continua ad aggrapparsi al principio immortale della par condicio, una sorta di ancora di salvezza, una legittimazione di tutto e del suo contrario. 
Pensate. Una campagna in cui finanche il comandante De Falco, della Capitaneria di porto di Livorno, si meraviglia per non avere ricevuto nessuna offerta di candidatura da Monti e dintorni. Perchè? È diventato famoso per avere pronunciato la ben nota frase: "vada a bordo Schettino, c." durante la tragedia della Costa Concordia. Questo è dunque un titolo che consente di aspirare a una candidatura, se non proprio ad un seggio di deputato o senatore. Libero il Comandante di aspirare ad andare in Parlamento per una frase pronunciata, ma se la politica è fatta di queste cose davvero non c'è da meravigliarsi di nulla!

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