sabato 19 gennaio 2013

VAL D'AGRI, MOLTI DUBBI SUL PETROLIO DAL CONVEGNO DI VIGGIANO




La scienza prima di tutto, con la sua capacitá di valutare i fenomeni, di metterli a fuoco, di aprire nuovi varchi nella conoscenza. E di chiarire anche gli aspetti controversi di qualunque  problema. 
Il convegno organizzato a Viggiano per iniziativa di Albina Colella, docente di geologia all'Universitá della Basilicata, su petrolio, acqua e sismicitá con riferimento al caso Val d'Agri, pone alla base di ogni ragionamento la ricerca sulla sicurezza dell'ambiente e il tema della salute, in primo piano, a fronte delle estrazioni di greggio e di gas in un'area tra le più ricche di risorse naturali dell'intero Sud con importanti  emergenze archeologiche che coincide, peraltro, con il parco nazionale dell'Appennino. 
Platea quanto mai autorevole, quella dei relatori con nomi di esperti provenienti da Torino e da altre realtá, con molteplici esperienze di valenza indiscussa. 
Cosa emerge? Anzitutto una enorme insufficienza di dati ed elementi certi in grado di rassicurare minimamente popolazione e amministratori per quanto attiene il proliferare delle trivelle. 
È possibile vivere in una situazione del genere, con mille dubbi sulle emissioni in atmosfera del centro olio e con la contaminazione, praticamente certa, del sottosuolo, dovuta alle perforazioni che raggiungono chilometri di profonditá, addirittura? Cos'è che turba i sonni delle popolazioni della Valle, creando serie difficoltá alla commercializzazione di vini e altri prodotti "in odore" di petrolio? 
Ecco il punto. Non si tratta di opporsi alle estrazioni di greggio, ma di attivare quei meccanismi, finora assenti, capaci di dare garanzie e certezze alla gente. 
Il quadro disegnato dal convegno di Viggiano è decisamente  fosco e allarmante.  Ci sono intanto, fratture  delle rocce sotterranee che vanno al di sotto della Val d'Agri. Un pericolo dunque vero e proprio, tenuto conto - sostiene il prof. Ortolani - della presenza di faglie profonde particolarmente attive potenzialmente dotate di energia sismica, in grado perfettamente di raggiungere il suolo. Il terremoto rovinoso del 1857 è del resto autorevole  conferma. 
La proposta? Dotiamo anzitutto la Basilicata di una carta del rischio e degli strumenti necessari per la verifica delle situazioni in atto.  Ottima idea, ma da far passare anzitutto nella mente di chi minimizza, illude e diffonde una sorta di tranquillitá assolutamente immotivata, sotto vari aspetti. La possibilitá di salvaguardia  delle sorgenti - è stato fatto inoltre rilevare -  va di pari passo con la tutela della salute. Inevitabile chiedersi qual è il ruolo di Regione, Arpab, Asl ecc.ecc. 
In questo clima il Parco nazionale dell'Appennino lucano non riveste una posizione marginale. Tutt'altro. Lo ha ribadito  lo stesso presidente Totaro, d'accordo con chi vede nel parco una garanzia da non sottovalutare. Non solo per l'ambiente, ma per i cittadini. 
C'è da augurarsi, in conclusione, che il convegno non cada nel nulla. Ma rappresenti un precedente da tenere nella giusta considerazione, come non accade purtroppo quando ci si trova in presenza di eventi che hanno davvero il loro peso. E non sono un semplice bla, bla, bla!

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