I tre operai di Melfi, licenziati ormai
da tempo e integrati dal giudice nel posto di lavoro, rimangono a
casa e vengono tenuti a debita distanza dai cancelli della Sata pur
essendo regolarmente retribuiti. Tempo fa veniva consentito loro di
svolgere attività sindacale in una saletta, ora neppure quello.
Intanto esplode la polemica per i 19 della Fiom da assumere e la Fiat
minaccia di licenziarne altri 19 per bilanciare il carico.
Davvero incredibile nel tempo della
mediazione, del dialogo necessario per evitare a tutti i costi le
conseguenze di una crisi che si annuncia non solo lunga e
interminabile, ma dai risvolti sociali assai pericolosi.
La Fiat non ha soldi da buttare via, e
così preferisce pagare i tre di Melfi puntualmente ogni mese anziché
mettere a frutto la loro opera cercando di addivenire a una intesa
sul piano “politico” evitando ripercussioni a livello
internazionale e non solo italiano, ovvio. Ma anche danni alla sua
immagine.
In questi giorni intanto ecco arrivare
la buona novella. Se i sindacati, Fiom in testa, fanno girare l'elica
ai vertici della casa torinese, Marchionne è pronto a fare i bagagli
ed a spostarsi in Cina, nientemeno. La molto ipotetica decisione
(ipotetica almeno per ora) è stata annunciata a denti stretti e
sono stati davvero in pochi a coglierla. O a prenderla sul serio.
Ma tuttavia un significato ce l'ha: la
Fiat non ha problemi di denaro da spendere o da risparmiare. E'
soltanto impegnata in un braccio di ferro con quella parte del
sindacato che pure farebbe bene, molto probabilmente, a dialogare
nell'interesse dei lavoratori e del paese adottando magari una linea
meno intransigente e più aperta ad un discussione globale che non
debba significare senza dubbio una resa incondizionata.
Ora la questione è assolutamente
spostata sul piano politico e, fintanto che rimarrà a questo
livello, si configurerà sempre come una lotta senza quartiere e
senza esiti positivi. Giacchè la politica, dal canto suo, non ha la
forza e l'interesse di aprire un varco in questo muro che continua a
contrapporre una parte, se pur cospicua del sindacato, alla grande
azienda. Cosa accadrà? Certo a soccombere non sarà la Fiat,
assolutamente.
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