giovedì 15 dicembre 2011

IL BIOLOGICO DEL POLLINO

La Val Sarmento, la fascia di terra che lambisce un ampio territorio ai piedi delle cime del Pollino in Basilicata, ha conquistato un primato: quello di produrre il 12 per cento di olio, per giunta biologico e di alta qualità, dell'intera produzione del parco nazionale, almeno nel versante lucano dell'area protetta. La campagna 2011 lo dimostra ampiamente e le prospettive non sono insignificanti, a cominciare dai mercati locali e nazionali interessati a commercializzare l'olio della valle, fino alle possibilità di nuova occupazione con riflessi positivi sull'economia del settore che negli ultimi tempi ha fatto registrare una buona tenuta a fronte della caduta verticale di altri comparti agricoli, seriamente compromessi dalla crisi.
Tra l'altro il parco del Pollino è impegnato nel tentativo di riuscire a frenare l'esodo di intere famiglie e soprattutto dei giovani che vanno via dai centri della Calabria e della Basilicata per cercare lavoro altrove. Il quattro per cento della riduzione del numero degli abitanti, certificato negli anni scorsi dall'Istat, è un limite purtroppo superato con risvolti profondamente negativi. Sicchè l'agricoltura priva di sostanze chimiche e quella biologica in primo luogo, sono un elemento di attrazione di nuove energie autopropulsive: quelle energie che non hanno bisogno di assistenza, che non consumano risorse, ma sono in grado al contrario di dare un apporto vero alla base produttiva del Parco nazionale.
Su questa linea c'è piena intesa tra il Presidente del Pollino, Domenico Pappaterra, e il suo vice, Franco Fiore, preoccupato di reperire nuove opportunità, soprattutto nel campo dell'agricoltura innovativa e senza veleni.
Della cosa è stata informata anche l'ALSIA (l'agenzia per lo sviluppo agricolo della Basilicata) e i produttori hanno chiesto al commissario straordinario, Romaniello, che la sfida dell'olio della Val Sarmento vada tenuta nella giusta considerazione con misure di salvaguardia del prodotto e con scelte opportune per il futuro che riescano a impegnare la regione Basilicata.
Si apre una parentesi significativa, non vi è dubbio. Oltretutto il varo del Piano del parco rappresenta l'elemento di sicuro rilievo sociale ed economico per assecondare questi sforzi e determinare un cambiamento di rotta in una situazione che promette di deteriorarsi progressivamente, in assenza di adeguati sostegni, con una perdita di peso economico del Parco nazionale, il più grande d'Italia e non solo del Sud, che da tempo chiede un'attenzione qualificata per la sua crescita, in primo luogo.   
                                                                  Rocco De Rosa

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