mercoledì 22 febbraio 2023

IL CARNEFICE, UN ANNO DOPO


                           

                           

                                  Vladimir Putin



24 febbraio 2022: sembrava una guerra lampo, appena iniziata e destinata a cessare nel giro di pochissimo. Una prova di forza da parte di Putin e nient’altro. Così non è stato e non è. La prova di forza continua all’infinito, senza alcuno spiraglio, nè la benché minima possibilità di avviare un confronto per non chiudere le porte a un ipotetico cessate il fuoco.  

Il Presidente americano dice a gran voce la Nato è forte, mentre il conflitto si inasprisce terribilmente sull’onda di un attaccamento morboso al disastro, alla distruzione senza limiti da parte del carnefice disposto a tutto e pronto a inculcare odio atroce nei russi contro Zelensky e tutto il martoriato popolo ucraino. La guerra è diventata, per volere del tiranno, una guerra delle coscienze contro altre coscienze fino a voler stritolare qualunque lembo di quella terra martoriata e calpestata senza limiti.

Armamenti su armamenti per aiutare l’Ucraina a non soccombere. La storia dirà se queste armi sono servite o serviranno a dare un apporto alla risoluzione del conflitto, mentre la pace è lontanissima. Addirittura impossibile, alla luce di quanto accade. Un dato certo e inconfutabile, purtroppo.

Oggi, a un anno da quell’alba livida del 24 febbraio 2022, la guerra è la vera ragion d’essere di un folle capace di godere del disastro immane. Capace di alimentarsi alla violenza assassina, alla miriade di atrocità sfociate nello spargimento di sangue.

Si sente dire di tanto in tanto che Putin sarà chiamato a rispondere dei crimini di guerra, da decifrare e denunciare ad un tribunale internazionale. Tutta la guerra contro l’Ucraina è un crimine di per sé, dal primo momento. 

Dove è finito il diritto internazionale che dovrebbe garantire ai popoli libertà e autodeterminazione? E anzitutto chi riesce a farlo rispettare in un clima d’incertezza e d’ impotenza?

   

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