martedì 12 luglio 2022

DANTE, JOYCE E PASOLINI




Dallo scorso anno a oggi tre figure di poeti,  letterati e non solo hanno tenuto banco ad altissimo livello: i settecento anni di Dante, il centenario della pubblicazione dell’Ulisse di Joyce e il secolo dalla nascita di Pier Paolo Pasolini. 

Certo tra tutti, e più di tutti, Dante è entrato nel sentire comune: forse chi non aveva dato nemmeno uno sguardo alla Divina Commedia se non altro ha compreso il valore universale dell’opera e l’ha collocata tra cielo e terra, com’è giusto che fosse. 

Conoscere Dante, anzi leggere Dante, non è impresa da nulla. Ma in questo caso le celebrazioni hanno fatto centro sottolineando le mille ragioni per cui il Sommo poeta non è paragonabile ad altri. 

Basta questo per una conoscenza per quanto superficiale? Certo qualcosa rappresenta.

Cosa pensare dell’Ulisse di James Joyce pubblicato cento anni fa? Un lavoro grandioso ma forse sconosciuto ai più. E’ bastato tuttavia a celebralo il monumentale inserto del Corriere della Sera che a fine gennaio scorso ha pubblicato una lunga intervista a Michael D. Higgins Presidente dell’Irlanda e raffinato poeta in cui emerge il contrasto tra umanesimo e consumismo. Le leggi del mercato. 

L’Ulisse rimane un punto di svolta, “enigmatico e monumentale capolavoro” com’è stato definito che ha  permeato di sé la letteratura del Novecento.

E con il Novecento siano a Pasolini ad un secolo dalla nascita del grande scrittore, sceneggiatore, regista.  Rimangono scolpite nella mente le scene drammatiche e spesso insopportabili di “Salò o le 120 giornate di Sodoma.” Scene crude, di un realismo sconvolgente che affidano allo spettatore un patrimonio della storia del quale non ci libereremo mai. Come non ci libereremo mai di certe atrocità del nazifascismo. 

“Il Fiore delle Mille e una notte” mette in luce i colori della vita e le mille passioni che esplodono come fuochi d’artificio per celebrare la vita, appunto.

Tutti temi del repertorio pasoliniano di cui si va discutendo anche in Basilicata, la terra che vide e conobbe Pasolini nel “Vangelo secondo Matteo”, girato a Matera, un evento di portata non solo artistica che ha fornito alla città l’imprimatur (uno degli imprimatur) per candidarsi a essere capitale europea della cultura nel 2019.

Parlare significa conoscere. E conoscere non è un mero esercizio di acquisizione di dati e notizie. Significa partecipazione e presenza . Anzi condivisione, per quanto il termine possa risultare imponente e non facile da far passare.

Pasolini è personalità complessa. Uomo di letteratura e del cinema che vuole rappresentare con la sua multiforme esperienza una documentazione del succedersi degli eventi. Scene bellissime e tragiche. Colori luminosi e abbaglianti. Una regia magistrale che diventa tutt’uno con la sceneggiatura. Si può discutere di Pasolini alla stregua di un semplice pour parler? Credo proprio di no.


   

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