giovedì 2 giugno 2022

2 GIUGNO, LA STORIA DI UNA CASERMA


                              


La caserma della Polstrada a Potenza

                      

Autunno del 1957.  In una uggiosa mattina di novembre un camion sostò a lungo in via Giustino Fortunato, attualmente via Puglia, sede della Polstrada a Potenza. 

Stava caricando mobili e altre masserizie di alcune famiglie di sinistrati della seconda guerra mondiale che vi abitavano. Erano stati sfrattati,  con decreto prefettizio, e costretti ad abbandonare con urgenza lo stabile loro assegnato, pena l’intervento della forza pubblica.

Un decreto inutilmente impugnato davanti al Tribunale giacchè lo stabile serviva allo Stato per ragioni di pubblica utilità. 

In una città che stava appena risollevandosi dal disastro della guerra non esistevano suoli per costruire una caserma secondo le esigenze della Polizia stradale, con locali adibiti a uffici , a sala radio, e con i garage per gli automezzi? Incredibile. La decisione fu assolutamente politica e come tale andava rispettata. “Vuolsi così colà dove si puote…” direbbe Dante. 

Lo stabile, che ospita tuttora la Stradale, è stato da allora oggetto di revisioni, di adeguamenti, di “ammodernamenti”: come è possibile ammodernare una vecchia, vecchissima casa la cui costruzione risale agli anni del fascismo e fu appunto inaugurata, secondo informazioni di fonte ufficiale, tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso da Benito Mussolini intervenuto a Potenza per celebrare l’evento. 

Oggi questa caserma racchiude in sé una miriade di eventi, di dettagli, di particolari legati al passato che quasi nessuno conosce, meno che mai gli “inquilini” del momento. 

Il Fascio aveva promosso in quell’edificio incontri, riunioni, vertici dei notabili del tempo con la partecipazione anche di Sergio De Pilato, avvocato e letterato di tutto rilievo, autore tra l’altro di una serie di studi su Quinto Orazio Flacco. 

Ma accanto alla cultura di De Pilato, si collocano i rapporti del Vice brigadiere Savino Giambersio, assegnatario anche lui di un appartamento al piano terra dell’attuale caserma, finiti tra le carte al macero e raccolti nei faldoni dell’Archivio di Stato. 

Giambersio era tra gli uomini di punta della Squadra Politica della Questura, l’attuale Digos. La sua giornata trascorreva tra il Gran Caffè e Via Pretoria nel centro storico di Potenza, per raccogliere notizie, informazioni da trasmettere al Questore e al Prefetto dell’epoca.  Riservatissimo, abbottonassimo capace di apparire amico di tutti e di appurare notizie di prima mano: erano gli anni del grande fermento contadino e dei moti per la terra e la Riforma agraria.

Questo, soltanto uno degli aspetti del passato di quella che sembra essere oggi soltanto una caserma, come tante altre. Ma non lo è affatto. 

In un momento in cui il controllo delle strade è affidato alla digitalizzazione degli apparati radio e video, montati sugli automezzi,  in cui Internet è il vero padrone di tutto e il vecchio edificio soltanto un contenitore. Obsoleto, inadeguato, con tantissimi anni sulle spalle. Un segno della modernizzazione? Sembra davvero improbabile.

   

 

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