lunedì 28 agosto 2017

L'ITALIA DEI ROGHI

           
                                
Brucia un deposito di rifiuti nel potentino (foto R. De Rosa)


Non bruciano soltanto i boschi. Il fuoco divampa nelle periferie delle zone turistiche, ora finanche nelle aree archeologiche dove gli scavi hanno portato alla luce un passato ricco di storia e di eventi spesso irripetibili.  È il caso di Serra di Vaglio, a pochi chilometri da Potenza. In Basilicata.
Fiamme alte decine di metri e colonne di fumo mandano in cenere il sogno di una civiltá cresciuta nel corso dei secoli che aveva dato origine a leggi, leggine e norme di ogni genere per la salvaguardia dell'ambiente e la valorizzazione del paesaggio. Ora tutto va in cenere: i nuovi barbari hanno obiettivi precisi e si nascondono dietro all'impossibilitá di accertare i loro progetti, le loro stretegie. La loro identitá in particolare. 
Definirli piromani è una scelta decisamente generica e senz'altro riduttiva. Una definizione approssimativa e sbagliata. Quasi un voler minimizzare il ruolo e l'opera di chi si nasconde dietro alle distruzioni programmate e messe in atto con luciditá davvero insospettata. 
I prefetti trasmettono dettagliate relazioni al Ministero dell'Interno, peraltro alle prese con la questione dell'ospitalitá da dare a migliaia di migranti sbarcati sulle coste italiane. Il Ministero a sua volta riceve e dá disposizioni alle forze dell'ordine. Cittá per cittá. Regione per regione. Ma le fiamme divampano ogni giorno di più,  mentre Canadair ed elicotteri si sforzano di buttare acqua per interrompere il cammino disastroso del fuoco. 
Oggi è stata la volta di un enorme deposito di rifiuti andato in fiamme nell'area industriale di Tito Scalo, nella Basilicata del dopo terremoto del 1980, una zona giá estremamente inquinata al punto da essere inserita da un paio di decenni nella mappa nazionale delle aree suscettibili di una bonifica radicale. Non parziale o superficiale.
C'è da chiedersi cosa stia realmente accadendo giacchè prefetti e questori non hanno fornito a tutt'oggi alcuna interpretazione di quanto accade e delle inevitabili responsabilitá. La magistratura indaga ed è comprensibile almeno per ora il suo silenzio. 
C'è intanto chi attribuisce tutto questo alla "chiusura" del CFS. Chi invece vede una sorta di ribellismo contro la politica e le istituzioni. Chi parla ovviamente della malavita organizzata, senza rendersi conto che il disegno è uno solo e l'obiettivo da raggiungere altrettanto unico: mettere in ginocchio il paese. L'azienda Italia.
Gli interrogativi da porsi sono davvero tanti e riguardano anzitutto l'identikit di un nemico invisibile che a costo zero governa la distruzione giacchè il problema non è solo quello di bloccare le devastazioni in atto, quanto di studiare meccanismi di controllo del territorio per il preesente e per il futuro. Obiettivo non facile. Forse addirittura irraggiungibile, almeno con i mezzi oggi a disposizione. 

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