lunedì 6 giugno 2016

AL DI LÁ DI GRILLO E CASALEGGIO



L'esito delle votazioni di domenica 5 giugno non è stato una sorpresa. O, meglio, se una sorpresa c'è stata riguarda non solo Torino quanto le ragioni alla base dell'enorme successo di Virginia Raggi a Roma che si definisce la prima, possibile sindaco donna della Capitale. E più in generale il risultato dei Cinque stelle in diverse grandi città,  alla prova elettorale.
Non basta lo slogan uniti si vince. Non servono altre considerazioni. C'è una ragione di fondo misteriosa, ma non tanto,  alla base del successo dei pentastellati. Una sorta di onda lunga bene al di lá della guida di Grillo e del carisma  dell'inventore del movimento insieme a Casaleggio. Ci sono le caratteristiche del movimento stesso, inteso come un esercizio democratico dei vari obiettivi affidato ai simpatizzanti e ai militanti, insieme ad alcuni esempi che hanno indotto l'elettorato a credere nella presenza della formazione su scala locale e nazionale: anzitutto il taglio degli stipendi dei parlamentari e il duro, testardo impegno per affrontare nodi antichi, a cominciare dalla trasparenza. Senza escludere il modo diverso di intendere la politica con una martellante azione dimostrativa in tutto paragonabile a una proposta non sporadica ma ancorata al territorio e ai suoi bisogni.   
Ci sono stati in questi anni un efficace passa parola e una conoscenza diretta, anche se indiretta, dell'operato dei singoli eletti. Una specie di coesione interna che, nonostante alcuni episodi di dissenso, ha fornito all'elettorato la dimensione della unitá concreta del movimento. Niente spaccature verticali, capacitá di non sottrarre spazio ai grandi temi: strategie vincenti, in grado  di mettere in ombra gli insuccessi e certe inadeguatezze tali da lasciar dire agli avversari vi vedremo alla prova. Tanto non siete in grado di governare.
Un meccanismo di trascinamento ha dato ragione al popolo dei Cinque stelle, apparso come un'alternativa credibile in uno scenario logorato da enormi problemi aperti (il lavoro non è l'unico fattore negativo). Tra questi c'è per un verso lo sviluppo fragile e non affidabile in una prospettiva futura, ma ci sono anche gli sbarchi di disperati a fronte dei quali la solitudine dell'Italia, in assenza dell'Europa, finisce per rappresentare un rischio per il medio lungo periodo. E una incognita difficile da valutare in termini di riflessi sulla congiuntura attuale, ancora fin troppo inadatta a dare risposte della portata necessaria per affrontare se non altro i principali nodi della questione al momento. Senza incognite imponderabili, come accade ora.
È inevitabile che l'elettorato abbia voluto colpire Renzi, alla luce di quanto accade nel paese, accantonando finanche il suo coraggio di avviare le riforme in una situazione decrepita di opposizione a qualunque sostanziale cambiamento.  Sicchè appare evidente il rafforzarsi del significato personale e politico del referendum di ottobre, a tutto danno del premier segretario che indica il commissariamento del Pd napoletano come unica risposta alla pesante crisi del partito in una dinamica locale sì, ma con nette connotazioni nazionali. Non si può parlare della débacle di Napoli indipendentemente da una visione generale e soprattutto di vasto respiro.
Ora si guarda al ballottaggio che certamente non ribalterá il quadro giá ampiamente delineato. E ciò sia per il naturale rafforzarsi di un orgoglio collettivo, ma anche per quella elementare legge tendente a non disperdere il risultato fin qui conquistato con lunghe battaglie e spesso con estenuanti fatiche. Bisogna sottolinearlo.  

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