C'è un ritorno al
passato in questa edizione 2013 del maggio potentino. Come se si
avvertisse oggi un forte bisogno di identificarsi con la città del
verde, la città a misura d'uomo, oltraggiata dal cemento che incalza
e spesso non lascia traccia dei tempi andati, in cui anche una
quercia, un albero, un prato fiorito erano prerogativa indiscussa
dell'antica “Romanorum Potentia” (la Potenza dei romani) come era scritto sulle porte
del centro storico a voler significare che quella Potenza andava
difesa e tutelata in tutto e per tutto. E, se necessario, fatta
conoscere e rilanciata.
Una terra suggestiva
con una folta macchia, oggi praticamente scomparsa, a nord della
città. Querce ed altre essenze rappresentavano il fiore
all'occhiello di una montagna bella e affascinante. Che guardava i
monti circostanti, disposti a corona a protezione della realtà
urbana nota per il suo territorio e le sue pregiate acque. Ottimo
soggiorno per chi voleva sottrarsi alla calura del tavoliere delle
puglie, del tarantino o di altri centri assediati da temperature
insopportabili, soprattutto nei mesi estivi.
Memoria da non
distruggere, indubbiamente. Di questo il maggio potentino sembra
essere testimonianza: quasi la volontà di riscoprire il passato, con
un bel senso di colpa per il presente destinato a rimanere quel che è
e a non poter essere modificato, se non con una improbabile bacchetta
magica.
Largo Pignatari,
accanto al Museo Archeologico, anche quello testimonianza eloquente
del passato, ha ospitato una mega rassegna di piante e fiori
organizzata dall'azienda Dichio di Matera, leader nel campo
florovivaistico, in grado di riassumere natura e ambiente della
Basilicata. Bellissimo, inutile dire, il colpo d'occhio con tanti
visitatori attratti da quella stupenda immagine: il verde che
s'insinua tra i palazzi sembra restituire alla città un nuovo
umanesimo. Una dimensione efficace della vita, proprio là dove il
sabato notte le bottiglie di birra diventano montagne di vetro, una
volta consumate dai giovani nei locali del centro.
Dichio ha voluto
offrire alla città l'entusiasmo per la cultura dell'ambiente capace
di fare piazza pulita di quella espansione a dismisura delle case.
Un monito per
Potenza del terzo millennio? Indubbiamente si. Un monito efficace che
richiama ciascuno alle proprie responsabilità per una città
cresciuta male dal dopoguerra ad oggi, nonostante gli sforzi di
urbanisti e tecnici che si sono cimentati nel tentativo di restituire
alla “capitale” della Basilicata il suo vero volto.
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