“Ave
aqua, fons vitae, morbis inimica”
Il frontespizio del progetto originale del Genio Civile di Potenza |
7300
metri cubi di acqua al giorno. 300 chilometri di lunghezza. 29 centri
serviti, in provincia di Potenza e di Matera, con 110 mila
abitanti. Queste le cifre del primo acquedotto dell'Agri
che i tecnici del Genio Civile e le maestranze
dell'impresa Fratelli Del Fante portarono a compimento
nell'estate del 1937. Ben 75 anni fa.Il
14 luglio di quell'anno una grande manifestazione sancì il
completamento della condotta con l'inaugurazione della fontana
terminale costruita nell'abitato di Scanzano, in piena agricoltura
del latifondo che interessava l'intera fascia jonica, da Taranto fino
alla Calabria. Sulla
fontana di Scanzano si leggeva questa frase in latino: "Ave
aqua, fons vitae, morbis inimica." Quasi un inno all'acqua. Un evento
passato alla storia con centinaia di persone presenti all'iniziativa.
Una grande festa di popolo, insomma. L'
acquedotto dell'Agri era un'opera di
dimensioni enormi, in grado di promettere sviluppo e modernizzazione
in una delle zone interne di maggiore pregio, già a quei tempi.
Addirittura un miracolo dell'ingegneria idraulica che compì grandi
sforzi per riuscire a dare alla Basilicata una rete idrica così
efficiente. La
condotta aveva inizio a Paterno e percorreva grandi e piccoli centri
delle due province lucane dando il segnale di una svolta tangibile.
Ancora oggi delle opere imponenti testimoniano il significato della
presenza dell'acquedotto, tra i primi dell'intero
Mezzogiorno. Quelle
che vi mostriamo sono immagini esclusive e autentiche della
illustrazione del progetto del primo acquedotto dell'Agri. Disegni
realizzati dall'abile mano del disegnatore su lucido con inchiostro
di china e sottratti al rovinoso bombardamento del 9 settembre 1943
che rase al suolo buona parte dell'abitato di Potenza. Immagini
capaci di rievocare da sole un tempo diverso della storia umana, in
cui sono racchiusi fatica, impegno, tecnologia. Ma non solo. Anche
la dedizione degli uomini che contribuirono a realizzare
quel progetto e la soddisfazione per avere determinato una svolta
nella vita. Oggi
il Parco dell'Appennino lucano è orgoglioso di presentare ai lettori
della Rivista un documento di questa portata storica, testimone di
un'epoca inevitabilmente messa a confronto con i giorni che viviamo
oggi, settantacinque anni dopo quella festa che celebrò l'acqua
ritenendola fonte di vita e nemica delle malattie. Una vera manna dal
cielo!
Questo articolo è reperibile sul secondo numero della Rivista On line "Appennino lucano" sul sito www.parcoappenninolucano.it
Questo articolo è reperibile sul secondo numero della Rivista On line "Appennino lucano" sul sito www.parcoappenninolucano.it
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