Mille ragioni fanno di questo tragico evento di 39 anni fa il fiore all’occhiello di una stagione che continua tuttora a rappresentare un monito per il Paese. Un forte elemento di richiamo.
Non solo per gli otto morti, un duro bilancio di un evento tra i più pesanti che l’Italia ricordi. Quanto per gli scenari che la frana aprì davanti agli occhi di studiosi, geologi, esperti delle politiche per il territorio.
Il collasso della collina Timpone con le case ridotte in macerie in pochi istanti, in quella livida alba del 26 luglio 1986, è un avvenimento destinato a far riflettere, come sostennero 39 anni fa studiosi di diverse università italiane, di Bari, anzitutto ma anche della Basilicata.
In quei giorni Senise era al centro di una qualificata attenzione, grazie anche ai media e al lavoro che TG e Giornali radio RAI andarono svolgendo con lo scopo di far risaltare l’entità dell’accaduto e il monito derivante da una disgrazia come quella della frana, frutto di sottovalutazione, di incuria, di scarso rispetto per il territorio. Di tutto questo insieme.
All’epoca Senise apparve una sorta di laboratorio sui temi più scottanti legati alla gestione dell’ambiente, al mantenimento di certi equilibri dell’ecosistema. Quella sciagura poteva essere evitata? Indubbiamente, se soltanto qualcuno avesse attribuito alle politiche per la tutela dell'ambiente il giusto valore.
La vicenda è andata smorzandosi anno dopo anno fino a diventare pura routine, se non insignificante. Conseguenze gravissime di mancanza di attenzione per il suolo e per ciò che esso rappresenta per la comunità civile. Per le istituzioni, anzitutto, sarà utile non dimenticarlo.