sabato 28 giugno 2025

IN FRANTUMI IL PARCO DEL VULTURE



                        

                       Il Vulture (De Rosa - riproduzione riservata)



Un epilogo annunciato. Tra mille contrasti, tra divergenze vere o presunte, con punti di vista che inevitabilmente si scontrano tra loro nel pieno disinteresse per una realtà tra le più belle del Sud, è giunta l’ennesima crisi del Parco del Vulture, quasi a decretare il fallimento del progetto di Parco naturale regionale.

Cinque sindaci si sono dimessi, soltanto Ruvo del Monte ha deciso di fare macchina indietro, come sostengono alcune fonti. Ma non cambia granché. 

Al centro della vicenda Francesca Dilucchio, la Presidente scelta in una notte d’autunno dai primi cittadini di Melfi, di Rionero e di altre realtà che ora si ribellano dicendo di non riuscire a portare avanti un programma vero per l’attuazione piena del Parco naturale. E ciò nonostante alcune importanti iniziative stiano procedendo per proprio conto, a cominciare dall’idea di borgo, abbondantemente finanziata, dall’attraversamento del Lago Piccolo con una zattera, e dal risanamento della baraccopoli di Monticchio laghi. Obiettivo prioritario questo che ha sempre trovato il sostegno della ormai ex presidente, pur tra mille incertezze determinate dalla consapevolezza di riuscire a rimuovere un ostacolo gigantesco. Una sorta di macigno. 

Francesca Dilucchio non commenta per ora. C’è chi evita di scendere in campo per non sentirsi protagonista. Ma nessuno si rende conto che la crisi in atto fa piazza pulita di una tra le realtà di maggiore peso ambientale, naturalistico, paesaggistico del Mezzogiorno sulla quale potrebbe costruirsi una fortuna, se le volontà fossero diverse. Una risorsa di grande pregio in grado di mobilitare un po’ tutti, ma così non è. Purtroppo.


giovedì 26 giugno 2025

PITAGORA E PARMENIDE, I GRANDI ASSENTI



                                 




Due mondi che hanno scritto la storia del pensiero greco, quello della Magna Grecia. Pitagora e Parmenide, l’uno legato alla matematica e alla filosofia, ai tesori custoditi nel Museo nazionale con l’incanto di una civiltà mai tramontata, l’altro il caposcuola di Elea, Velia. Parmenide il filosofo dell’esssere e della Natura. Entrambi tuttavia accomunati dallo stesso, inesorabile destino che sembra avere steso il velo dell’oblio sulle due figure di cui non si parla in termini di conoscenza che caratterizza i luoghi, li rende attraenti, al di là di un mero interesse turistico - balneare per la sola durata dell’estate.

Il tempio delle Tavole Palatine, situato nell’area archeologica di Metaponto rappresenta qualcosa di più di una mera testimonianza del passato, giacchè manifesta un vigore del tutto simile a un potente richiamo a rivivere la storia. 

E dire che in un lontano passato il tempio era definito “Scuola di Pitagora” non solo in ricordo del filosofo e matematico, quanto per attribuire un ulteriore significato alla  presenza di una scuola, con tutta la sua autorevolezza appunto,  nel corso dei secoli.

Per Elea e per Parmenide un discorso analogo. Mi chiedo per quali ragioni il nome del pensatore dell’antica Lucania sia escluso dalle manifestazioni a sostegno delle campagne di scavo tese a mettere a fuoco risultati per buona parte tutti da scoprire.

Il binomio Velia - Parmenide rappresenta senz’altro un arricchimento delle conoscenze e un modo di vivere questa realtà archeologica e turistica con lo stile di un forte richiamo ad una realtà, forse prima d’ora ancora inesplorata sotto questo profilo.

Inesplorata per un disegno ben preciso, per non confondere l’archeologia con la storia del pensiero antico? Non è da escludere. Mi rifiuto in ogni caso di credere che possa essere questa l’unica motivazione reale.  


                          


lunedì 23 giugno 2025

"CONTINUIAMO INSIEME LA SUA MISSSIONE DI AMORE E CURA"



                   




L’anniversario della canonizzazione di Padre Pio coincide in questo giugno 2025  con una serie di traguardi raggiunti negli ultimi tempi da Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale del santo di Pietrelcina da lui voluto, ideato, seguito nelle varie fasi che oggi ha il privilegio di essere un importante Centro di ricerca e cura a livello italiano e non solo. 

Gli orizzonti all’interno dei quali Casa Sollievo si muove non sono  infatti quantificabili in questa o quella attività di studi, quanto nella gran mole di progetti, tutti di alto profilo scientifico, che l’Ospedale ha messo in campo soprattutto negli ultimi tempi guadagnando consensi e ottenendo brillanti risultati.

Non semplicemente un nosocomio o un centro di ricerca, per quanto di alto profilo, ma una entità capace di guadagnare consensi e di imporsi in un ambito decisamente vasto. Una mano tesa a chi soffre. Non è poco. 

A San Giovanni Rotondo Casa Sollievo è davvero il punto focale, il centro di un universo che coincide con la spiritualità del Padre fino a rappresentare uno stimolo per le regioni del Sud e una speranza concreta per i pazienti che credono nelle cure del corpo e dello spirito, senza distinzione.

Prima che l’Ospedale diventasse realtà Padre Pio ebbe, sin dagli anni Quaranta, una serie di contatti con medici, esperti, studiosi di diversa estrazione in modo da costruire un mosaico di proposte  all’interno delle quali andava prendendo corpo la dimensione di un centro proiettato verso il futuro. 

L’idea guida di una medicina in grado di fondere scienza e fede è stata l’asse portante di Casa Sollievo sin dai suoi primi passi. Nella mente e nella coscienza del suo fondatore. Sicchè oggi, a voler misurare le distanze tra presente e passato, corre l’obbligo di verificare quanta strada è stata percorsa, quanto il sollievo della sofferenza si traduca nel prodigio della scienza destinata ad avanzare giorno dopo giorno superando ostacoli e difficoltà. Istante dopo istante, secondo il disegno dell’umile figlio di Pietrelcina.    




                                                   


domenica 15 giugno 2025

CICALA, RIGORE E DETERMINAZIONE PER L'ACQUA







                      Il Pertusillo (De Rosa- Riproduzione Riservata)



60 milioni di metri cubi di acqua, una enormità. Tanti ne occorrono per placare la grande sede delle campagne ai confini tra Basilicata, Puglia, Calabria e Campania dove l’agricoltura non è soltanto una risorsa locale, quanto un indicatore della crescita economica nel rapporto con i mercati. 

Carmine Cicala, responsabile del settore per la Basilicata, traccia un quadro della situazione in atto e interviene aprendo una nuova fase di interlocuzione, con la Puglia anzitutto. 

“Garantire la tenuta del comparto agricolo lucano, cuore economico e sociale del territorio.” Un impegno non da poco, tutt’altro. 

Una lunga trattativa è intercorsa con la Regione Puglia, precisa Cicala, allo scopo di mettere a punto un piano che preveda nei dettagli l’erogazione della risorsa acqua e, in particolare, una mappa dei prelievi. Questione assai rilevante, quest’ultima, finalizzata a stabilire con rigore lo stato delle cose. 50 milioni di metri cubi sullo schema del Sinni per il periodo giugno dicembre, 30 milioni dal Pertusillo, 6 milioni dall’Ofanto, tramite l’invaso di Conza in Campania.

Rigore e attenzione sembrano essere, anzi sono, gli ingredienti fondamentali per affrontare una crisi idrica, connessa ai mutamenti meteo, dagli sviluppi non del tutto prevedibili. 

Fare i conti con la Puglia, dunque con la quale da anni è aperta una trattativa ma senza molti risultati. Ecco il nodo da sciogliere nella prospettiva del medio lungo periodo. Porre mano, quindi, al risanamento delle reti idriche, stabilire regole precise per l’uso dell’acqua nelle metropoli pugliesi (Bari anzitutto) ma anche nelle piccole realtà con migliaia di utenti da dissetare. 

Un piano che include la Galleria di san Giuliano, il rifacimento del coronamento della diga di Monte Cotugno, l’invaso del Rendina. Progetto gigantesco che Cicala ritiene di avviare in concreto nel giro di alcuni mesi con rigore e determinazione, nei confronti di un po’ tutti gli “utenti”, Puglia, Calabria e Campania con lo sguardo rivolto al futuro, realisticamente sempre più vicino, anzi dietro l’angolo.  

                                      

                            L'Acquedotto del Frido (De Rosa)

                                                    

                           

martedì 10 giugno 2025

MATERA IL PASSATO SCRITTTO NELLA STORIA, LA SCIENZA NEL FUTURO



                                

                         Turisti in visita alla Cattedrale di Matera 

         


La città dell’arte, della storia ma al tempo stesso del rinnovamento ha un nuovo sindaco: Antonio Nicoletti. 

Matera non solo città dei Sassi, capace di imporsi all’attenzione con le ricerche sulle radiostelle, le Quasar, che rimandano sulla terra segnali da milioni di chilometri. Il quartier generale è lì sulla Murgia, a pochi passi dalla città con le grandi antenne che scrutano il cielo. Osservazione della superficie terrestre e dei mari, con la ricerca che avanza sulla base dei dati raccolti.

Matera vive oggi un momento di transizione di tutto rilievo. 

Alle scelte dei cittadini fa riscontro il messaggio del neoeletto sindaco Nicoletti: “Una città che unisce, dice visibilmente commosso. Dobbiamo lavorare insieme a un progetto ambizioso, unire la città appunto.”

E prosegue: “Vogliamo una città internazionale che non lasci indietro nessuno.”

Un progetto ambizioso, indubbiamente, quello di Nicoletti in grado di  guardare a vari elementi, anzitutto come rafforzare l’identità culturale del territorio, fino al punto da confermare il ruolo mediterraneo della città in un ambito di relazioni tra popoli e paesi, di cui c’è traccia nell’anno della Capitale europea della cultura.

Appunto, città internazionale che non lasci indietro nessuno, ribadisce il sindaco indicando la capacità di collaborazione con i soggetti istituzionali e con la gente come unico banco di prova per verificare l’efficienza del governo locale. Del resto è così che si misura la democrazia nella gestione del potere e della cosa pubblica. 

Una visione strategica a tutti gli effetti, frutto del dinamismo, dell’intelligenza e della progettualità, un universo di idee che impone tuttavia fedeltà e impegno da tutti i partners. Inevitabilmente. 

   

giovedì 5 giugno 2025

LAURIA E LA SUA DIMENSIONE DI CRESCITA



In una intervista degli anni scorsi, rilasciata in esclusiva al blog La collina dei ciliegi, il sindaco di Lauria Gianni Pittella indicava già allora la possibilità  di porre mano a un progetto ambizioso consistente nel collocare il Sud della Basilicata al centro di un largo interesse per lo sviluppo, la crescita economica, la valorizzazione del territorio. 

Era soltanto l’inizio, evidentemente. Oggi la conferma a questa linea di tendenza viene anche dalla inaugurazione della nuova sede a Lauria del Centro per l’Impiego. Rappresenta uno sforzo delle istituzioni per un contributo  alla scelta di un lavoro, il più qualificato possibile, corrispondente alle attese dei giovani in particolar modo, ma non solo. 

Processi innovativi sono in atto, per quanto riguarda le grandi potenzialità dell’area chiamata a porre in essere quella sorta di orientamento verso un nuovo dinamismo: vanno manifestandosi capacità imprenditoriali da non sottovalutare, nell’ambito del tessuto produttivo di una realtà particolarmente ricca di occasioni per una svolta, certo non immediata ma possibile nel corso degli anni.

Lauria capofila di idee? Certamente. L’intero lagonegrese si rivela motore di sviluppo per la natura dei luoghi, le produzioni locali, la storia e il passato. Se consideriamo poi il tema importante del paesaggio e della sua funzione di formidabile attrattore turistico ci si rende conto del peso enorme, anche in termini di lavoro e nuova occupazione, di questo comparto.

Posizione strategica tra due Parchi nazionali, Val ‘Agri e Pollino,  Lauria si riconosce nel complesso del Sirino Papa, un grandioso polmone verde e una località ad alta valenza ambientale con un turismo estivo e invernale da non sottovalutare. 

C’è tutta la storia dei popoli Sirini che sta venendo  alla luce, mentre alcuni studiosi considerano questo traguardo particolarmente attraente e concreto. Presenze di popolazioni in epoche remote, in grado di sovvertire vecchi concetti.   

“Un intervento strategico il Centro per l’impiego a Lauria, conclude Gianni Pittella, un importante passo avanti nella ottimizzazione dei servizi per il lavoro offerti sul territorio.”  

domenica 1 giugno 2025

ROCCO PAPALEO, IL CUORE DEL SUD


                      

                         


             


Se non è cavaliere lui, chi altrimenti? Non è per esaltare semplicemente l'uomo, l'attore, il regista ma per mettere in evidenza quelle doti di ingegno e umiltà che fanno di Rocco Papaleo un personaggio irripetibile. Unico e attraente a dir poco. 

Non è tutto. Anzi il veicolo migliore per far conoscere e apprezzare, sottolineo apprezzare, questo Sud ricco di tanti ingredienti "occulti" che lo trasformano in una terra misteriosa e struggente, piena di miti, ma soprattutto con un territorio dal fascino inconsueto e dai grandi contenuti di scienza e di conoscenza. 

Ci sono giovani lucani capaci di mettere in atto un patrimonio scientifico degno della migliore tradizione e non solo. Capace di competere ai livelli più avanzati, anzitutto nel campo della medicina e della biologia.

Ho scritto altrove che non siamo più insignificante periferia della scienza, la cenerentola del sapere. E non è poco, anzi è tanto. 

In tutto questo straordinario processo di crescita Rocco è certamente il protagonista numero uno. 

Il famoso film Basilicata coast to coast ha messo le ali all'entusiasmo e ci ha fatto conoscere mondi inesplorati con quell'arte che Papaleo è capace di sprigionare, da grande lucano e figlio di Lauria. Non solo attore, quanto regista e autore. Le sue sceneggiature hanno qualcosa di molto particolare, coinvolgono lo spettatore, ne fanno un personaggio della scena. 

Bene ha fatto il Prefetto Campanaro a conferirgli l'onorificenza a nome del Presidente della Repubblica, in questi 79 anni dal 2 giugno 1946, una tappa importante nel cammino degli italiani.

Complimenti sinceri, caro Rocco, con un forte abbraccio. E sempre più in alto o, se preferisci, ad maiora!










mercoledì 28 maggio 2025

TRA SCIENZA E FUTURO, LA CARDIOLOGIA DEL SAN CARLO



                                 



Una grande realtà, il san Carlo di Potenza, con annessa facoltà di Medicina e Chirurgia: inevitabile chiedersi cosa questa struttura rappresenta già oggi in termini di ricerca, di studio, e di conoscenza in senso ampio. Non solo un presidio sanitario.  

Quali sono appunto gli obiettivi in campo scientifico? E, di conseguenza, quale il posto che la Basilicata è riuscita a guadagnarsi per superare una buona volta il vecchio retaggio di “eterna” periferia della scienza? Una sorta di marchio indelebile che ha accompagnato a lungo questa terra del Sud, dotata di grandi cervelli e di risorse ma, pur tuttavia, condannata per decenni a rimanere al palo? 

Ecco la questione di fondo, da affrontare senza incertezze in una prospettiva non breve e tutt’altro che irrisoria.

Dunque il tema della scienza in primo piano. Corre l’obbligo prendere atto dei progressi che diverse strutture ospedaliere fanno registrare, tra queste  la Cardiologia, guidata dal prof. Eugenio Stabile,  in un clima positivo di stretta collaborazione con i pazienti. 

Prevalgono da tempo metodiche innovative, forme e modalità d’intervento all’avanguardia mentre la struttura appare sempre più capace di attrarre pazienti anche da fuori regione, grazie al richiamo di alcuni risultati destinati a incoraggiare quell’autonomia di scelte e di programmazione cui la struttura giustamente aspira, non per eccesso di orgoglio quanto per un dato oggettivo destinato a farsi largo nel quotidiano. L’autonomia decisionale e operativa appare infatti un elemento di prima misura nel campo della programmazione, a breve e lungo respiro. Come in economia, così anche in medicina.

Spazi enormi con nuove costruzioni, ogni giorno sempre più evidenti, disegnano per il futuro realtà assistenziali finora inesistenti o, meglio, legate a una ipotesi più contenuta del ruolo dell’ospedale. Laboratori, centri di ricerca e di analisi. La scienza nasce appunto  dalla progettualità di manager e medici all’altezza del compito, ecco la sfida avendo Potenza come riferimento diretto due realtà consolidate e di antiche tradizioni, Bari e Napoli.  

Anche questa una sorta di garanzia per la crescita affidata alle scelte da compiere. Radicare la scienza al territorio e ai suoi protagonisti. E’ un banco di prova, un elemento di forza da valorizzare e rilanciare.

Certo, molta strada rimane da percorrere. Ma il cammino in salita non scoraggia nessuno e non è poco. 


                             

                             Il Prof. Eugenio Stabile

sabato 24 maggio 2025

PARMENIDE, L'ETERNO SCONOSCIUTO




                                  




Si studia senza interruzione, si continua a scavare nelle zone archeologiche di Velia e di Paestum, gioielli della Lucania antica, dove si fa incessante la ricerca di un passato da sottoporre all’attenzione del grande pubblico: quasi una sfida quotidiana con risultati tutt’altro che modesti.  

Purtroppo sfugge che quel territorio, ricchissimo di testimonianze di tempi lontani ma sempre presenti, sono stati la patria di un grande fisolosofo, Parmenide di Elea,(Velia, Ascea oggi) vissuto tra il VI ed il V secolo a.C. autore tra l’altro di un poema intitolato Intorno alla Natura. Grande lavoro. Scrive Leon Robin, tra i maggiori studiosi del pensiero greco: “Salito su di un cocchio, il filosofo è condotto dalle Eliadi (le figlie del Sole) dove si dividono le vie della Notte e del Giorno.” Bellissima immagine letteraria, non vi è dubbio. 

Parmenide non si limita tuttavia a queste poche battute.

Intorno alla Natura ha molti significati. Anzitutto che il problema del rapporto con l’uomo, costruttore e distruttore al tempo stesso, ha origini antiche. Non è invenzione dell’oggi, del nostro tempo. Non solo. Sostiene inoltre il filosofo di Velia: “l’Essere è, e non è possibile che non sia” ed è anzi “la via della certezza, poiché essa tiene dietro alla Verità”. Gli fa eco Leon Robin: “Ciò che regola la verità della conoscenza è pertanto la realtà dell’oggetto”, vale a dire ciò che ci circonda ed è in prossimità. Il non essere, per Parmenide, è infatti da ritenersi ben altra cosa. Una nullità, priva di essenza.

Discussione destinata a protrarsi all’infinito, tra gli studiosi del grande pensatore che comunque rimane patrimonio di una terra dalle grandi tradizioni culturali, non vi è dubbio. 

Sarebbe auspicabile per  mille  ragioni che la direzione di Paestum e Velia decidesse di inoltrarsi su questo percorso: la storia del pensiero greco non è un modo astruso e incomprensibile di guardare alla realtà contemporanea. Meno che mai appannaggio di poche menti. Sicchè se oltre a illustrare le scoperte archeologiche, ed i risultati delle più recenti ricerche in materia, si parlasse di una figura radicata nel nostro mondo qual è appunto Parmenide di Velia, si darebbe vita a una operazione di ampio respiro e sicuramente di alto profilo destinata a dare i suoi frutti, anche nel confronto con le università italiane e straniere. Non sarebbe certo una scelta marginale, al contrario destinata a dare i suoi frutti, realisticamente!  

 


giovedì 22 maggio 2025

DALLA NIGERIA ALLA BASILICATA, CON ENTUSIASMO





                              




Seguo un servizio della Tgr, a firma di Eleonora Cesareo: riguarda la vicenda personale di un giovane nero, nigeriano di origine, approdato per caso a Irsina (Matera). Non solo ha trovato ospitalità presso una famiglia del luogo, quanto è riuscito a essere  parte integrante dell’attività di fotografo del capofamiglia, conquistando successivamente un posto nel settore, a livelli ben più alti.

Famiglia diventata per giunta la “sua famiglia” dal punto di vista affettivo, ma non soltanto.

Fa riflettere questo giovane con la sua sensibilità e il suo modo di essere.

Storia personale comune a tanti altri immigrati, sbarcati dove se non a Lampedusa, in cerca del domani dopo avere affrontato le onde di un mare in tempesta, capace spesso di negare qualunque futuro. Toccante la sua umanità. Tanti poi i motivi di riflessione. Mi chiedo, quanto possiamo apprendere da chi trova nell’accoglienza il motivo essenziale per sentirsi pienamente parte di un mondo diverso, il nostro? E quanto sono lontani i tempi in cui il ben noto cantante Edoardo Vianello diceva, nel celebre motivo, gli altissimi negri a proposito dei Watussi? 

Si negri, perché quella era la consuetudine di un passato per quanto lontano, eppure terribilmente presente nel giorno per giorno, diventato abitudine radicata e insostituibile fino a ieri. Combatterla non è stato facile e forse non lo è ancora, paradossalmente, giacchè spesso i residui del passato sono duri ad abbandonare la scena, a favore di cambiamenti radicali, nella mentalità soprattutto. 

Sicchè la bella vicenda del giovane di colore fa comprendere tanto, in un mondo diverso. Speriamo diverso ed è questo il ruolo dell’informazione. Non a caso.