sabato 10 agosto 2024

DA MONTE MARIO A MONTE VULTURE, IL FUOCO NON DA’ TREGUA




                               


CANADAIR SUL VULTURE

Inutile ripetere il solito rituale: mani criminali continuano ad appiccare il fuoco mentre un patrimonio di inestimabile valore va in fumo. Non serve a nulla, se non a scandire il ritmo della cronaca e a fare pubblicità a quegli stessi piromani,  destinati spesso a conservare tranquillamente l’anonimato.

E’ accaduto nel cuore di Roma, tra Via Teulada, storica sede della Rai, e Monte Mario con fiamme che evocano il ben noto incendio di Roma attributo ingiustamente a Nerone, dicono oggi gli storici.

Intanto sono andati in fiamme ettari di boschi in territorio di Barile, uno scempio sul quale è calato il silenzio nonostante si tratti di un danno enorme per il Parco naturale del Vulture in attesa di trovare una sua dimensione di vita. 

Di fronte a una tragedia del genere tutto risulta inutile. Sono giunti finanche i vigili del fuoco da fuori regione, ma senza grandi risultati. 

Perché non si ferma la catena degli incendi? C’è chi si rammarica dell’assenza dei presidi sul territorio da parte del CFS, oggi letteralmente spazzato via dopo decenni di impegno a favore della tutela dell’ambiente. Non si è trattato di una scelta di poco conto, tutt’altro. Ed i risultati sono fin troppo evidenti. Un dato è certo. L’incendio dei giorni scorsi va a sommarsi a una miriade di azioni dissennate che oggi minacciano l’identità stessa del vasto comprensorio. La sua stessa natura, la sua vocazione di località di altissimo pregio. 

Il Vulture è a tutti gli effetti un unicum di straordinario valore da mettere a frutto secondo strategie di un turismo di qualità, fondato sul passaparola ma anche su azioni intelligenti in grado di scoraggiare la baraccopoli dei laghi, odiosa e degradante, e di valorizzare tutte le componenti di carattere storico, scientifico, archeologico e paesaggistico. Una sfida non da poco, tutt’altro, per il Parco e per l’intera comunità regionale.

lunedì 5 agosto 2024

QUANDO MOIRA ORFEI SCAPPO' DALL'IRAN E APPRODO' IN BASILICATA




                          


Moira Orfei

Ore d’angoscia queste che precedono l’annunciato attacco dell’Iran a Israele dopo l’uccisione del capo di Hamas, Ismail Haniyeh. Paura e terrore ovunque, anche negli Stati Uniti che si sono detti estranei alla vicenda e all’oscuro di tutto.

Non è la prima volta, tuttavia, che l’Iran fa paura al mondo intero. Sul finire del mese di febbraio del 1978, Moira Orfei con il suo meraviglioso circo equestre, con tutto il personale, dovette  abbandonare urgentemente quello stato in seguito a una forte e insopportabile pressione sugli artisti e su tutti gli addetti da parte dell’organizzazione islamica.

Il primo approdo, dopo la decisione di abbandonare l’Iran, fu la Basilicata dove Moira e la gente del circo furono accolti con molto slancio. 

In una intervista al Giornale Radio RAI Moira Orfei raccontò in esclusiva la sua avventura e il terrore di finire schiacciata sotto il peso di norme e regole difficili da accettare. Un vero attentato alla sicurezza individuale, disse Moira, una specie di morsa per chi vuole lavorare facendo affidamento sulle sue libertà personali, anche nei rapporti con quelle popolazioni con le quali diventava difficile condividere qualunque scelta sul piano artistico, professionale, sul terreno dello spettacolo che, di per sé, rappresenta una manifestazione di libertà insostituibile. 

Nel paese degli Ayatollah a distanza di tanti anni non è cambiato nulla in uno scacchiere percorso da tensioni e da conflitti destinati a susseguirsi, mentre la pace continua a essere un miraggio. 

Temono gli Usa, teme l’umanità perché un attacco a Israele può  innescare un conflitto la cui portata potrebbe non essere chiara nè definita. Israele, d’altro canto, non può giustificare in alcun modo la scelta di uccidere il capo politico di Hamas: non c’erano e non ci sono motivazioni plausibili poiché si tratta di una scelta dalle possibili conseguenze disastrose. Intanto il Ministero degli Esteri ha invitato gli italiani (sono alcune migliaia) ad abbandonare con urgenza l’Iran. Persone che lì hanno costruito la loro vita oggi si vedono costrette a fuggire per non fare più ritorno, con quasi certezza.