Pascoli a Sasso di Castalda
“Abbiamo nominato i pastori custodi della biodiversità”. Espressione efficacissima per indicare il progetto di salvaguardia ambientale dell’Appennino lucano Val d’Agri lagonegrese, in linea con le esigenze di crescita del territorio e delle popolazioni dell’area.
Lo afferma il Presidente del Parco nazionale, Antonio Tisci, intervenendo a Ottaviano in occasione di Festambiente, l’iniziativa di Legambiente volta a tracciare le scelte per le aree protette, non solo del Sud.
Mettere insieme salvaguardia e sviluppo compatibile, dunque, si può. E’ questa in fondo la strategia vincente per affermare la presenza dei parchi sul territorio, sottolineare la validità degli elementi di conservazione alla pari degli sforzi per difendere la natura dal degrado, dalla piaga degli incendi e da forme subdole di un utilizzo improprio. In effetti un Parco non è destinato a essere soltanto una zona recintata, con mille vincoli e altrettante limitazioni ad ogni forma di attività. Sarebbe la fine.
Sicchè l’immagine del pastore che diventa custode della biodiversità è addirittura insotituibiie sotto ogni profilo.
L’esperienza insegna che molte realtà protette, a cominciare dal Pollino, avevano un elevato gradimento della gente prima ancora che esistesse il Parco: contadini, allevatori, artigiani, hanno costruito la loro presenza mettendo insieme, appunto, il rispetto per l’ambiente e l’economia da valorizzare. Risultato, evitare lo spopolamento.
Sono questi i temi di spicco della festa di Legambiente in cui emerge un profilo di tutto riguardo del Parco nazionale dell’Appennino lucano, ora impegnato in una sfida non da poco. Una sfida da seguire da vicino e assecondare poiché da questo dipende il futuro dell’Appennino. Non esistono altre ipotesi.




