martedì 5 novembre 2024

IL BASENTO PER COMBATTERE LA GRANDE SETE



                           

                           L'Acquedotto del Basento




Cominciò dal Vallone dell’Inferno, stupenda località ai piedi del monte Pierfaone, in territorio di Fossa Cupa, la bella avventura progettata dal Genio Civile di Potenza nella seconda metà degli anni Trenta per placare la sete non solo della città capoluogo ma di numerosi centri privi di un approvvigionamento di acqua  soddisfacente. Il dettaglio della foto, su scala 1:500, mette in mostra il punto nevralgico del progetto di captazione delle 34 sorgenti con bottini di raccolta, di manovra e di riunione rigorosamente indicati nella planimetria. Un vero documento di indiscutibile valore storico,  scampato per miracolo al rovinoso bombardamento di Potenza nel settembre del 1943. 

Nasceva così l’Acquedotto intercomunale del Basento, il fiume geologicamente più antico del Sud, che oggi va in soccorso della peggiore crisi idrica provocata dall’assenza di abbondanti nevicate e copiose piogge negli ultimi tempi. Laura Mongiello, responsabile dell’Ambiente della Basilicata  e Alfonso Andretta, amministratore unico di Acquedotto lucano, annunciano oggi la svolta: il Basento confluirà nella diga del Camastra per consentirle di soddisfare la domanda di acqua di un vasto territorio, Potenza compresa. Certo, occorrono tutte le possibili garanzie di purezza del fiume, per lunghi anni dimenticato e usato anzi come una fogna a cielo aperto con mille scarichi, molti abusivi, che si riversano tuttora nel corso d’acqua. Ma oggi le cose sembrano cambiare e le assicurazioni sono massime, anche da parte di Arpab, il guardiano del territorio, di fiumi e torrenti.  

Per fortuna rimane ancora integra la parte del Basento a monte della città dove molti pescatori sportivi si cimentano tuttora con successo nella pesca alla trota, la vera regina del fiume, oltretutto un indicatore infallibile dello stato dell’arte. La trota si rifiuta di abitare acque malsane o inquinate, come accade spesso e predilige per sua natura i fiumi d’alta quota.

Il Basento sarà dunque collegato alla diga del Camastra. Il tutto ha origine dal fabbisogno di acqua per oltre 140 mila abitanti, ribadiscono i tecnici. Inevitabile tuttavia una osservazione. Se il progetto nasce anche dall’esigenza di salvaguardia del fiume c’è da complimentarsi con chi lo ha ideato e messo in pratica, ferma restando la necessità di evitare l’abbandono del restante percorso fino alla foce, nel mare Jonio. Sarebbe un disastro se rimanesse soltanto un rigagnolo putrido, subito dopo lo scalo di Albano dove il torrente Camastra si immette oggi nel fiume.

Il Basento è una creatura che chiede giustizia perché intenzionata a ritornare in prima linea, grazie (è il caso di dirlo) ai tanti sconvolgimenti del nostro tempo incapace di mettere la natura in primo piano. 

Ora tutto è affidato ai progettisti, ma non solo. Occorrerà calibrare gli interventi in modo da rendere la complessa operazione ecocompatibile, in ogni senso. E non solo sulla carta. Una sfida vera e propria, anzi un banco di prova. 


P.S. Il mio pensiero va a tutta l'equipe di tecnici del Genio Civile e, in particolare, a mio padre, Vincenzo De Rosa, che dedicò il suo personale impegno per portare a compimento questo importante lavoro.

Nessun commento:

Posta un commento