giovedì 26 settembre 2024

PARMENIDE E ZENONE NELLA DUE GIORNI DI PAESTUM E VELIA



                               


Archeologia e storia del pensiero antico, insieme in una iniziativa di grande rilievo volta a sottolineare il valore della presenza delle due aree, Paestum e Velia appunto, nella dimensione attuale, fatta di ricerca e studi su un passato lontanissimo. 

Il prossimo fine settimana in programma una serie di iniziative  in occasione delle Giornate europee del patrimonio. Tema conduttore: “Elea, la rinascita”. Oggetto di approfondimento gli straordinari risultati degli scavi condotti sull’Acropoli ripercorrendo le tappe della nascita della città e della rinascita del popolo dei focei nell’intero comprensorio.

Centrali le due figure di filosofi della scuola eleatica, in questi anni oggetto di ricerche condotte a livello internazionale su Parmenide e Zenone. Da segnalare gli studi  del francese Leon Robin autorevole fonte ormai da tempo, accreditata presso gli atenei italiani e in ambienti altamente qualificati.

Perché Parmenide riveste una straordinaria centralità, con riflessi sulla vicenda storica e politica della zona? Per una ragione di fondo: il grande filosofo non si limita a discussioni marginali, ma investe piuttosto il tema della vita, dell’essere e del non essere. Enorme questione, alla base di tutto, potremmo dire. 

Sicchè l’archeologia diventa tutt’uno con la filosofia e la storia del pensiero greco. Per giunta la scuola di Elèa vantava tradizioni di tutto rilievo: Platone, Socrate, ma non solo entrarono nella sfera dei contatti del caposcuola.

Si tratta di scoprire oltretutto “le gesta di un popolo coraggioso” fa notare l’ufficio stampa dell’importante realtà archeologica, destinata ad affermarsi in una situazione decisamente vasta e inclusiva. Capace di attrarre l’attenzione qualificata di studiosi, ricercatori, ma anche di semplici appassionati di un passato così ricco di spunti e di cultura.     

sabato 21 settembre 2024

PADRE PIO IERI E OGGI


                        




Poco dopo la mezzanotte del 22 settembre 1968, i frati del convento di San Giovanni Rotondo decidono di avvertire  il dottor Giuseppe Gusso, anestesista e chirurgo di Casa Sollievo della Sofferenza,  chiedendogli di recarsi urgentemente nella cella di Padre Pio. “Il Padre sta molto male” l’unico messaggio a Gusso che giunge e si prodiga di rianimare il loro confratello, rendendosi conto però che è in fin di vita. Trascorrerà qualche ora e poco dopo le 2,30 Padre Pio emetterà l’ultimo respiro invocando Gesù Maria, Gesù Maria.

Si concludeva così il cammino terreno del figlio di Pietrelcina, il cappuccino segnato dalle stimmate, il sacerdote che aveva dedicato la sua esistenza alla preghiera e alla lotta contro satana, per combattere le insidie del male. 

Cinquantasei anni dopo quell’evento, la comunità dei fedeli di ogni parte del mondo ricorda quella data che la storia non cancellerà mai. 

Alle 17 di oggi avrà inizio la solenne veglia davanti al Convento di San Giovanni Rotondo che accolse San Pio per mezzo secolo per rendergli omaggio e ricordare le tappe del suo lungo cammino segnato dalle due guerre mondiali, una prova durissima come la definì il Frate. Particolarmente fitto il programma delle iniziative.

Un ricordo che riporta alla mente mille episodi legati alla sua santità, il carisma di un umile sacerdote, la fisionomia di un santo del nostro tempo.

Approfondire le origini del suo pensiero corrisponde al tentativo di conoscere la vita e le opere del Padre, tra le quali spicca certamente l’idea di tendere una mano ai poveri e ai sofferenti con Casa Sollievo, l’ospedale nato dal nulla che rappresenta certo un punto fermo nel percorso terreno di San Pio. 

Ripropongo la mia ricerca , appunto sul pensiero di questo grande della Chiesa, sapendo bene che essa è tutt’altro che un punto di arrivo. Ma l’inizio di un itinerario lungo e difficile, talvolta finanche impossibile.

 


  

mercoledì 18 settembre 2024

POLLINO, CHE FARE DEL PARCO?







Le alte quote del Parco nazionale


Il Pollino attende, da troppo tempo. Attende una svolta che non sembra arrivare, tra l’altro, nel silenzio generale di alcune istituzioni e degli abitanti del più grande parco nazionale italiano. 

Il rischio peggiore dell’assenza di una svolta, decisiva per la gente della Calabria e della Basilicata, è la disaffezione: il parco uno strumento inutile e forse dannoso, tanto vale ignorarlo si sente dire. Fatto di divieti, di impedimenti senza che venga garantito il senso di una crescita economica dovuta appunto alla presenza della grande area protetta. Ci si aspettava sin dall’inizio di quest’avventura, ormai ultra trentennale, un salto di qualità che non c’è stato.

Francavilla sul Sinni è la porta naturale che introduce nel cuore di una realtà, troppo a lungo giustamente magnificata, forse anche a causa di facili aspettative. 

 Un centro importante che risente della modernità e chiede attenzione. Appunto un’attenzione specifica in termini di un turismo qualificato e all’altezza della posta in gioco, in grado di dare lustro all’ambiente, ma non solo. Di mettere a frutto l’esistente dall’artigianato locale alle produzioni , per giunta particolarmente ricercate. 

“Il Pollino non può continuare a rimanere immerso in un silenzio inspiegabile e pericoloso” commenta Romano Cupparo, sindaco di Francavilla,  ormai da decenni testimone di quell’interminabile quantità di confronti, di dibattiti, di promesse, di tentativi raramente andati in porto. Insomma, un gran parlare.

Qual è, sindaco Cupparo, il primo nodo da affrontare, gli chiedo.

“Il territorio e la gente che lo abita. Bisogna che il parco sia realmente parco, non solo sulla carta. Le risorse vanno valorizzate e rese produttive, le alte quote sono un patrimonio di valore inestimabile.  Gaudolino, Serra delle Diavole, il Giardino degli Dei, i Piani. Senza considerare le acque e le tante sorgenti. Occorre dare non solo visibilità al Parco, quanto realizzare iniziative e progetti per l’occupazione nel campo dell’ambiente, la sentieristica, le guide. Questa è un’altra Stellantis di segno completamente opposto con il consenso di una opinione pubblica italiana e internazionale che viene a visitare il Pollino e rimane incantata.

Il bello non basta se rimane fine a sé stesso, incapace di promuovere cambiamenti veri.”

Ma c’è di più aggiungo. Il tema dell’accoglienza è fondamentale, il rapporto tra le popolazioni e i visitatori. A questo proposito Francavilla ha un altro fiore all’occhiello, i fratelli Mele, autori di una scommessa economica di grandi dimensioni nel campo dell’abbigliamento ma anche capaci di promuovere elementi di attrazione verso la natura. Insomma di legare la gente al Parco, inteso come possibile volano di una vita più umana, meno frastornata a causa delle tante futili attrazioni.

Romano Cupparo non ha torto. Si attende da tempo un nuovo Presidente, adempimento importante per il governo dell’area protetta calabro lucana. Un Presidente cui spetterà il compito di mettere ordine. Di cominciare a ricostruire dalle basi una realtà in attesa di significativi cambiamenti. Non è poco, ma il Parco è un banco di prova di tutto rilievo e come tale va tenuto nella giusta considerazione.     

domenica 8 settembre 2024

LA FRTELLANZA TRA I POPOLI, MONS. CAIAZZO IN ECUADOR






                           Mons. Caiazzo a Quito (Ecuador)


Un messaggio di pace tra i popoli, per superare le guerre che logorano l’umanità viene da Quito, Ecuador, in occasione del Congresso eucaristico internazionale che si tiene in quel lontanissimo Paese. 

A Quito un pezzo di Basilicata fa sentire la sua voce con la presenza dell’Arcivescovo di Matera, Mons. Giuseppe Caiazzo, che porta con sé un appello per la cessazione dei conflitti, interpretato dal desiderio di pace di tutti i lucani.

Significativa la dichiarazione rilasciata dal Presule ispirata dalla  gioia della fratellanza e della comunione tra i popoli. In questo difficile momento della vita internazionale vivere una dimensione del genere consente di toccare con mano l’universalità della chiesa in perfetta sintonia con l’universalità del Vangelo. Due momenti essenziali di una spiritualità senza confini, capace di abbattere le barriere tra i popoli e le nazioni.

Di una “fratellanza radicale con Dio” ha parlato Papa Francesco in apertura del Congresso internazionale che si concluderà domenica prossima.