Il Parco nazionale dell'Appennino lucano ha le sue guide ufficiali: venti giovani esperti nelle tematiche ambientali, profondi conoscitori dei luoghi, della flora e della fauna oltre che della storia e delle tradizioni sono stati autorizzati a guidare ufficialmente il turista o il visitatore interessato a una delle aree più belle dell'intero Sud.
Le guide rappresentano un approdo importante nel lungo cammino del parco nazionale più giovane d'Italia.
Lo ha rilevato nella cerimonia d'investitura il Commissario straordinario – l'ingegnere Domenico Totaro – che finora si è distinto per essere riuscito a imprimere un ritmo davvero serrato all'area protetta proiettata ora verso traguardi di tutto rispetto. Uno di questi è il Piano del Parco, uno strumento indispensabile per il governo del territorio.
Interesse scientifico, cultura dell'ambiente, salvaguardia della natura sono infatti gli ingredienti che Totaro ha posto in essere accettando la sfida che vede la nuova realtà al centro di attese e aspettative di una diversa qualità dello sviluppo. Non un Parco di carta e nemmeno soltanto sulla carta. Né un'area recintata. Meno che mai uno spazio destinato alla contemplazione. Ma una marcia in più per cambiare la faccia di quella Basilicata interna, ricca di risorse, ma spesso incapace di decollare. Simile a un uccello bellissimo al quale sono state tagliate le ali con assurdo cinismo.
Il Parco dell'Appennino lucano Val d'Agri lagonegrese è una fucina d'interessi e di misure di salvaguardia, in vista della valorizzazione di risorse che non vanno abbandonate.
Proprio in questi giorni il Parco, d'intesa con la Forestale, è impegnato nel tentativo di proteggere e valorizzare un'area interna, quella di Fossa Cupa (le sorgenti storiche del Basento e dell'acquedotto di Potenza) dove l'opera dissennata dei bracconieri e di pastori senza scrupoli ha portato alla distruzione di una bellissima colonia di cervi, in prossimità del Casone La Signorina, a poco più di mille metri di quota. Cervi ridotti al lumicino e in molti casi abbattuti o ammalati di lungua blu.
L'area è destinata a una importante struttura di Protezione civile, poco distante dall'elegante Rifugio montano La Casermetta, che la Regione Basilicata ha ristrutturato considerandolo uno dei punti di maggior richiamo turistico dell'area.
Ai piedi del Pierfaone, questo territorio ha un suo fascino e costituisce un mix di natura e benessere che le generazioni del passato avevano compreso perfettamente e valutato in tutte le sue potenzialità. L'impegno del Genio Civile, negli anni trenta, era stato quello di dare alla zona delle sorgenti un “dignità” indiscutibile per evitare il degrado della vasta e preziosa località.
Oggi il Parco, nella moderna cultura delle aree protette, intende proseguire in quest'opera che va incoraggiata e sostenuta a livello nazionale per dare alla Basilicata una speranza in più, legittimamente fondata sulle sue risorse e sugli obiettivi futuri da non lasciar cadere nel nulla.
Testo e foto di Rocco De Rosa