Non si tratta di una crisi, ma di un subbuglio. Di un terremoto senza fine ben oltre il decimo grado della scala Mercalli.
Un’autorevole testata nazionale titola: Caos nel CSM. Mai un titolo più appropriato in grado di fotografare una situazione ai limiti del recuperabile.
Mai una espressione di profonda sfiducia è stata così capace di illustrare ciò che accade nell’organo di autogoverno dei giudici, con accuse incrociate, dimissioni a catena, ombre cariche di sospetti, timori fondati su un processo di degrado capace di coinvolgere tutto e tutti.
Tutto ciò in vista del vertice di mercoledì a Palazzo Chigi tra il premier, il ministro della Giustizia e la Bongiorno, responsabile della Pubblica amministrazione. All’ordine del giorno la riforma della Giustizia, appunto, obiettivo allo stato dell’arte abbastanza arduo, se non addirittura impraticabile. Credo che si debbano riformare gli uomini e poi procedere eventualmente a cambiare l’apparato. Riformare gli uomini e le coscienze. Sfida ciclopica, impossibile.
Considerazioni a parte, c’è da dire che non una sola ombra si proietta intanto anche sulla periferia. Il repentino trasferimento di un PM, che fino a ieri sosteneva l’accusa in un processo importantissimo sui danni all’ambiente e alla salute, la dice fin troppo lunga. Trasferimento dalla periferia ad un incarico romano prestigioso. Promoveatur ut amoveatur, dice il latino, (promuoverlo per rimuoverlo). Ma sarà proprio così o piuttosto la lauta ricompensa premia il disimpegno del noto Pubblico Ministero, a favore di chi ha deturpato, danneggiato irrimediabilmente l’ambiente e compromessa la salute di tanti cittadini?
Lo scenario è raccapricciante, specie se osservato dalla parte del cittadino inerme, che chiede, cerca, si illude di avere giustizia. Sottolineo: si illude. Perché di pura illusione purtroppo si tratta.
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