Siamo ad una svolta, e
su questo non vi è dubbio, nelle politiche per l'ambiente in
Basilicata mentre la questione petrolio diventa non solo dominante e finisce di
essere un fatto per soli addetti ai lavori, assumendo in tal modo
la fisionomia di problema numero uno nello scenario locale e nazionale.
Francamente non è poco, con tutto ciò che un fatto del genere sta a significare
sotto il profilo politico, economico, sociale.
La conferenza stampa
di Pittella e Pietrantuono per un aggiornamento della situazione in atto, dopo
la fuoriuscita di greggio dai serbatoi del Centro olio di Viggiano e il
conseguente inquinamento del suolo, sta a significare una netta inversione di
rotta rispetto al silenzio assordante dei decenni scorsi e ai vari incidenti
che si sono succeduti con boati, fiamma del camino del Cova alle stelle e aria
irrespirabile soprattutto per gli abitanti di un ampio comprensorio della val
d'Agri.
Da tre a due: questo il mutamento nella classificazione della tipologia
di incidente, che si è
verificato a marzo, in base alle valutazioni di Ministero dell'Ambiente
e Ispra e ciò ai fini della legge Seveso.
In questi mesi i tavoli si sono susseguiti in Basilicata e a Roma. Gli
esperti di Regione e Arpab hanno proseguito in un confronto attento e serrato
con Eni, mentre si continua a vigilare sull'evolversi del fenomeno con occhi
aperti, anzi spalancati.
Francamente il livello politico mi sembra vada di pari passo con il
dato scientifico del costante monitoraggio di suolo, aria e acqua. Frattanto
l'Arpab, l'agenzia per l'ambiente, assume una fisionomia dinamica e quanto mai
attiva mentre in passato (non è difficile ricordarlo) era nè più, nè meno che una "cellula dormiente" per non dire caduta in un
letargo dal quale non sembrava volersi svegliare. Anzi a scommetere che si
sarebbe svegliata erano davvero in pochi.
Marcello Pittella e Francesco Pietrantuono hanno messo le ali a una vasta opera di comunicazione dell'esito dei vari contatti agli organi di
stampa e all'opinione pubblica di conseguenza. Altri appuntamenti previsti a
breve.
Ricordo le difficoltá per riuscire ad avere qualche dato, in un
passato non lontanissimo, con una difficile opera di persuasione delle
strutture del Dipartimento Ambiente per non parlare dei livelli centrali.
È significativo, inoltre, che Ispra
(l'Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca Ambientale) operi in
permanenza in Basilicata fornendo supporti tecnico-scientifici agli organi
locali, mentre assume indiscutibile valore il fatto che il Ministero
dell'Ambiente abbia nei suoi progetti quotidiani il petrolio della Val d'Agri. A volgere lo sguardo al passato tutto appare diverso. E in realtá lo è. Anche la competenza e il grado di partecipazione del responsabile
dell'Ambiente mi pare sia totalmente mutato rispetto a un puro e semplice ruolo
burocratico svolto dai suoi
predecessori, fino a qualche anno addietro. Con l'unico risultato di non avere contribuito a una tutela reale di
ambiente e territorio. Il che, a ben riflettere, si qualifica come una grave
manchevolezza istituzionale e non solo.
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